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venerdì 6 giugno 2008

Paura della discarica: ecco perchè!

La Campania prima nell'illegalità

Sparisce nel nulla una montagna di rifiuti speciali alta poco meno di 2000 metri. Cosa nostra entra a pieno titolo nella gestione del ciclo dei rifiuti ed emerge la 'multifunzionalità' del clan dei Casalesi, capace di spaziare dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dall'agricoltura al racket degli animali". La Campania occupa stabilmente il primo posto nella classifica dell'illegalità' ambientale.

E' la 'fotografia', con tanto di storie e numeri aggiornati sul malaffare ambientale nell'annuale rapporto "Ecomafia 2008" di Legambiente. Il problema rifiuti, come si poteva immaginare, e' al primo posto nel rapporto di Legambiente che denuncia: "Aumentano i reati, le persone denunciate, i sequestri effettuati e i clan: nel 2007 tutti i numeri dell'illegalità' ambientale in Italia crescono in maniera preoccupante. Crescono in particolare gli incendi boschivi dolosi e gli illeciti accertati nei cicli del cemento e dei rifiuti".

La Campania "occupa stabilmente il primo posto nella classifica dell'illegalità' ambientale - denuncia Legambiente -, seguita dalla Calabria. In queste due regioni si concentra il 30% degli illeciti registrati in tutta Italia. Al terzo posto si trova la Puglia, seguita dal Lazio e dalla Sicilia. La prima regione del Nord come numero di infrazioni e' la Liguria. Alla dimensione globale dell'ecomafia e' dedicata un'ampia sezione del Rapporto: dall'Italia escono rifiuti verso Hong Kong, la Tunisia, il Pakistan, il Senegal, la Cina, ed entrano rifiuti dalla Croazia, dalla Serbia, dall'Albania.

Il bilancio dell'anno appena trascorso descritto nel rapporto e' di "83 reati contro l'ambiente al giorno: oltre 3 reati all'ora. Gli illeciti accertati dalle forze dell'ordine nel corso del 2007 sono 30.124, il 27,3% in piu' rispetto al 2006; le persone denunciate 22.069, con un incremento del 9,7%; i sequestri effettuati 9.074 (piu' 19% rispetto al 2006)".

I reati accertati dalle forze dell'ordine nel 2007 per violazione alla normativa sui rifiuti sono oltre il 36% dei quali commessi nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. Alla catena montuosa di rifiuti speciali scomparsi nel nulla, si aggiunge una nuova vetta di 1970 metri, con base di 3 ettari.

Per illegalità nel ciclo dei rifiuti e' sempre in testa la Campania, dove lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, spesso di provenienza extraregionale, si e' sommato alla catastrofica gestione commissariale di quelli urbani. Un balzo in avanti colloca, invece, il Veneto al secondo posto (era sesto lo scorso anno), confermando lo spostamento verso nord del baricentro di questi traffici, non solo come zona di procacciamento degli scarti industriali smaltiti illegalmente nelle regioni centrali e meridionali d'Italia ma anche come sito finale. La Puglia mantiene saldamente il terzo posto dello scorso anno, e il foggiano si conferma una terra dove si scaricano illegalmente nei terreni agricoli i rifiuti prodotti dal centro nord, scorie sempre piu' spesso spacciate per compost.

"Le ecomafie gestiscono nel nostro Paese una vero e proprio sistema eco-criminale, estremamente flessibile e diversificato, al quale dobbiamo contrapporne uno legale ed eco-sostenibile - commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - E dobbiamo saperlo difendere con strumenti adeguati. Per questo, come ogni anno, rilanciamo la proposta di introdurre i delitti contro l'ambiente nel nostro Codice penale, per punire in maniera congrua chi avvelena l'aria che respiriamo, inquina l'acqua, saccheggia il territorio, minaccia la nostra salute, penalizza le imprese pulite. Esistono già proposte di legge ampiamente condivise e un quadro di riferimento comunitario sostanzialmente definito. Servono la volontà politica e il tempo per farlo, due condizioni che ci auguriamo siano soddisfatte in questa legislatura".

Un piccolo fatto positivo però nel rapporto di Legambiente si registra: il fatturato dell'ecomafia indica un'inversione di tendenza: diminuisce il giro d'affari relativo sia alla gestione illecita dei rifiuti, sia all'abusivismo edilizio (meno 1,4 miliardi di euro nel primo caso; circa 136 milioni di euro in meno per il mattone illegale). Una contrazione attribuibile all'efficacia dell'attività' di prevenzione e repressione messa in campo dalle forze dell'ordine, in particolare dal comando tutela ambiente dei Carabinieri e dal Corpo forestale. Il 2007 detiene, infatti, il record di inchieste contro i trafficanti di veleni, Grazie all'applicazione dell'articolo 260 del Codice dell'Ambiente, che introduce il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti, sono 96 le indagini condotte nel 2007 e nei primi due mesi del 2008. (Ad oggi le inchieste sono 103). L'azione di contrasto sviluppata grazie all'introduzione di questo reato e' stata davvero impressionante: dal gennaio 2002 al marzo 2008 sono state 600 le ordinanze di custodia cautelare emesse, 2.196 le persone denunciate, 520 le aziende coinvolte.

MATTONE SELVAGGIO: "Sul fronte del ciclo illegale del cemento, cresce il numero d'infrazioni accertate dalle forze dell'ordine (7.978, il 13% in più rispetto al 2006), quello delle persone denunciate (10.074) e dei sequestri (2.240)".

"Il ciclo - SI LEGGE - rimane segnato da profondi fenomeni d'illegalità, in particolare per quanto riguarda le attività estrattive, spalmate su tutto il territorio nazionale. Per l'abusivismo edilizio, le stime del Cresme parlano per il 2007 di 28.000 case costruite illegalmente contro le 30.000 del 2006 e le 32.000 del 2005. L'impegno a non promulgare mai più condoni edilizi, insieme a qualche demolizione in più, ha ridotto la pressione del mattone selvaggio"

INCENDI BOSCHIVI: Tra le diverse tipologie di reato, aumentano in particolare gli incendi boschivi. 225mila ettari di boschi e foreste andati in fumo, 18 persone uccise dalle fiamme, 7 milioni e mezzo di tonnellate di Co2 rilasciate nell'aria sono il bilancio degli oltre 10mila incendi dell'estate scorsa nel nostro Paese, quasi sempre di natura dolosa.

ESTORSIONI E FURTI DI BESTIAME: Anche l'agricoltura, in tutte le sue filiere, e' diventata da tempo una delle frontiere per lo sviluppo dei traffici illeciti. Sono numerosi i casi di estorsione e si torna a parlare di abigeato, il furto di bestiame, che alimenta oggi una filiera illegale, di macellazione e commercio di carni prive di controlli sanitari.

Secondo le stime della Confederazione Italiana Agricoltura, il giro d'affari delle cosche nel settore agricolo si attesta sui 15 miliardi di euro, con oltre cento reati al giorno, e un agricoltore su 3 subirebbe gli effetti dell'illegalità'. Anche se il fenomeno e' diffuso in tutto il Paese, sono sempre le regioni del sud quelle più colpite, Campania in primis.

RACKET DEGLI ANIMALI: rimane stabile il mercato del racket degli animali, stimato dalla Lav nel 2007 sui 3 miliardi di euro circa, tra corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffici di fauna esotica e protetta, macellazione clandestina.

Per divulgare il rapporto Ecomafia e portarlo in mezzo alla gente, parte quest'anno da Riccione il 6 giugno in occasione del premio Ilaria Alpi il No Ecomafia tour.

12 tappe in giro per l'Italia (e una a Bruxelles) per parlare di criminalità ambientale e sollecitare una sempre maggiore collaborazione di cittadini e istituzioni.

ARCHEOMAFIA: calano leggermente i furti: dai 1212 casi del 2006 si passa ai 1085 del 2007, con una flessione del 10,5%. Si registrano inoltre importanti risultati nell'attività' di repressione dei traffici illeciti di opere d'arte.

da http://www.corriereirpinia.it/sezioni/cronaca/cronaca4.php

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma lo sappiamo tutti, solo chi è falso fa finta di non capire

Anonimo ha detto...

non c'è fiducia nelle istituzioni e non è un mistero perchè sia così. come si dfa a non comprendere