Il terremoto avrebbe dovuto insegnare ad avvicinarsi di più, perchè tutti hanno vissuto lo stesso dolore (R.Venezia)
Non si può scavare, le macerie del cuore sono troppo pesanti (R.G.)

giovedì 24 dicembre 2009

domenica 22 novembre 2009

Terremoto 1980

Le occasioni sprecate

Il 23 novembre di quest’anno ricorre il 29esimo anniversario del terremoto che scosse con violenza un vasto territorio del Sud Italia, il cui epicentro fu individuato in un’area compresa tra l’Irpinia e la Lucania, precisamente a Conza della Campania. Il sisma, caratterizzato da una fortissima intensità che superò il 10° grado della scala Mercalli e da una magnitudo 6,9 della scala Richter, investì con furia numerosi paesi, spazzando via in pochi attimi intere comunità e decimando le popolazioni locali. Per comprendere la devastante potenza sprigionata dal terremoto del 1980, basta compiere una semplice analisi comparativa con quello dell’Abruzzo, che ha raggiunto i 5,8 gradi della scala Richter. Nel complesso si contarono quasi 300 mila senzatetto, oltre 2 mila morti e quasi 10 mila feriti. Tra i centri maggiormente disastrati vi furono Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Caposele e Calabritto.

Dunque, 29 anni fa si è consumata un’immane tragedia, la peggiore sciagura che abbia colpito l’Italia meridionale nel secolo scorso. Si trattò di un cataclisma senza precedenti, le cui traumatiche conseguenze non furono provocate solo da cause naturali, ma anche da precise responsabilità umane, cioè da scelte di ordine politico, economico, antropico e culturale. Il fenomeno tellurico che sconvolse le nostre zone fu senza dubbio di una potenza inaudita, ma le speculazioni affaristiche, l’incuria e l’irresponsabilità degli uomini nella costruzione e nella manutenzione delle abitazioni e degli edifici pubblici, le lentezze, i ritardi, l’impreparazione della macchina organizzativa dei soccorsi statali nella fase dell’emergenza post-sismica (quando serviva rimuovere con urgenza i cumuli di macerie e salvare eventuali superstiti), contribuirono non poco ad aggravare i danni e ad accrescere in modo agghiacciante il numero dei morti e dei feriti.

Per gli abitanti dell’Irpinia il terremoto del 1980 rievoca emozioni intense, un misto di cordoglio, tristezza e turbamento, di angoscia, inquietudine e rabbia. Il ritorno ad una vita “normale” è stato un processo assai lento ed ha richiesto lunghi anni trascorsi in una condizione di permanente provvisorietà emergenziale, che ha visto numerose famiglie crescere i propri figli fino alla maggiore età, se non addirittura oltre, nei container con le pareti rivestite d’amianto. Il completamento della ricostruzione, lo smantellamento e la bonifica delle aree prefabbricate sono interventi che appartengono alla storia recente. Inoltre, l’opera di ricostruzione degli alloggi e degli agglomerati urbani non è stata accompagnata da un’effettiva volontà e capacità di ricostruzione del tessuto della convivenza civile e democratica, da un indirizzo politico che contenesse scelte mirate a ricucire una rete di sane relazioni interpersonali, a recuperare gli spazi di aggregazione e di partecipazione sociale che rendono vivibili le strutture abitative.

Il terremoto del 1980 ha straziato e scompaginato l’esistenza di intere generazioni di giovani, ha impressionato le percezioni più elementari, imprimendosi nella memoria e nelle coscienze individuali, agendo nella sfera più nascosta delle sensazioni interiori. I cambiamenti prodotti dalle viscere della terra, intesi soprattutto in termini di abiezione e degrado sociale, si sono insinuati nell’intimità degli affetti, nei gesti e negli atteggiamenti più comuni, penetrando negli stati d’animo e nelle normali relazioni quotidiane, degenerando in una sorta di imbarbarimento e regressione antropologica.

A distanza di anni, continuano a perpetuarsi l’organizzazione e l’arroganza del potere politico clientelare che continua a ricattare i soggetti più fragili e indifesi, condizionando e riducendo la libertà di scelta delle persone, influenzando gli orientamenti elettorali dei singoli individui e creando vasti serbatoi di voti tra le masse popolari. Tali rapporti di forza si sono conservati in modo cinico, sopravvivendo indisturbati alle inchieste giudiziarie di Tangentopoli e agli scandali dell’Irpiniagate.

A partire dagli anni ‘80, attingendo ampiamente agli ingenti finanziamenti stanziati dal governo per la ricostruzione, fu varato un folle piano di industrializzazione forzata delle zone di montagna. Si progettò la dislocazione di macchinari installati nel Nord Italia all’interno di territori tortuosi, difficilmente accessibili e praticabili, in cui non esisteva ancora una rete moderna di infrastrutture stradali, di trasporti e di comunicazioni, in cui i primi soccorsi inviati dallo Stato nella fase dell’emergenza stentarono ad arrivare.

Si è innescato in tal modo un processo di perenne sottosviluppo economico e sociale che nel tempo ha rivelato la propria natura sinistra ed alienante, i cui effetti hanno arrecato guasti irreparabili all'ambiente e all'economia locale, che era prevalentemente agricola e artigianale. Occorre ricordare che sul versante strettamente economico-produttivo, la “modernizzazione” delle nostre zone è avvenuta in tempi rapidi e in modo convulso, maldestro ed irrazionale. Tale risultato si è determinato all’interno di un processo di “post-modernizzazione” del sistema capitalistico globale, cioè in una fase di ristrutturazione tecnologica post-industriale delle economie più avanzate dell’occidente, con il trasferimento di capitali e macchinari ormai obsoleti nelle aree economicamente più depresse e sottosviluppate come, ad esempio, il nostro Meridione.

A scanso di eventuali equivoci, chiarisco che non intendo affatto proporre un'esaltazione acritica del feudalesimo o delle società arcaiche ormai superate da un falso sviluppo che in realtà è in grado di generare solo barbarie e sottosviluppo, né intendo esternare sentimenti di nostalgia di un passato che fu di pena ed oppressione, di corruzione sociale e depravazione morale, di miseria e sfruttamento materiale delle plebi rurali irpine. Invece, mi interessa comprendere l’attuale società a partire da un'analisi storica onesta, lucida ed obiettiva. Occorre indagare e spiegare la realtà odierna, segnata da un fallace sviluppo economico, da una democrazia pseudo liberale e solo formale, da un benessere artefatto, in quanto corrotto e mercificato, di tipo prettamente consumistico.

Infatti, non si può negare che la “modernizzazione” delle zone terremotate sia stata una conseguenza ritardata e regressiva del processo di ristrutturazione tecnico-produttiva delle economie capitalisticamente più forti del Nord Italia e del Nord del mondo, la cui ricchezza e il cui potere derivano da un sistema di sviluppo che genera solo fame e miseria, guerra ed oppressione, inquinamento, sottosviluppo e dipendenza in altre regioni del pianeta, identificate come "Sud del mondo", in cui occorre includere anche il Mezzogiorno d'Italia. A maggior ragione il ragionamento è valido se riferito alla modernizzazione fittizia come quella avvenuta nella fase storica della ricostruzione in Irpinia. Sotto il profilo economico quella irpina non è più una società rurale, ma non è diventata nulla di effettivamente nuovo ed originale, non si è trasformata complessivamente e spontaneamente in un’economia industrializzata, pur vantando antiche vocazioni artigianali e commerciali come quelle che animano le dinamiche e i processi di sviluppo, irrazionali e senza regole, che si sono verificati sul territorio locale.

Da noi convivono vecchi e nuovi problemi, piaghe antiche come il clientelismo e la camorra, ma pure nuove contraddizioni sociali quali la disoccupazione, le devianze giovanili, l’emarginazione, che sono effetti causati da una modernizzazione puramente economica e consumistica. Come sappiamo, il fenomeno dell’emigrazione si è “modernizzato”, nel senso che si ripresenta in forme nuove, più serie e complesse del passato. Infatti, un tempo gli emigranti irpini erano lavoratori analfabeti, mentre oggi sono giovani con un alto grado di scolarizzazione. Inoltre, mentre gli emigranti del passato aiutavano le loro famiglie d’origine, a cui speravano di ricongiungersi quanto prima, i giovani che oggi fuggono via lo fanno senza la speranza e l’intenzione di far ritorno nei luoghi nativi, anzi spesso si stabiliscono altrove e creano le loro famiglie laddove si sono economicamente sistemati. Insomma, è un’emigrazione di cervelli, cioè di giovani laureati sui quali le nostre comunità hanno investito ingenti risorse materiali e intellettuali. Questo è il peggiore spreco di ricchezze per le nostre zone. Spaesamento e spopolamento sono due tendenze solo apparentemente contrastanti, ma che segnano in modo rovinoso la storia delle aree interne meridionali negli ultimi decenni.

A questo punto non si può fare a meno di chiedere di chi sono le responsabilità, che appartengono a vari soggetti, in primo luogo ad un ceto politico che ha gestito la ricostruzione in Irpinia, conquistando il peso della classe dirigente nazionale, formandosi attorno ai massimi esponenti del potere politico locale e nazionale. Basta citare i nomi dei dirigenti della Democrazia cristiana irpina che hanno occupato posizioni di rilievo nell’ambito del partito e sono tuttora affermati ai più alti livelli politico-istituzionali.

Il mio modesto contributo è anzitutto quello di provare ad interpretare e conoscere la realtà, ma anche quello di provare a modificarla. La speranza di riscatto delle nostre popolazioni deve esplicarsi in un progetto di trasformazione concreta, da promuovere necessariamente in sede politica. Si può e si deve cominciare dal basso, dal piccolo, dal semplice, per arrivare in alto, per pensare ed agire in grande, tentando di migliorare il mondo circostante. In questa prospettiva l’intellettuale, da solo, è impotente, per cui deve riferirsi e agganciarsi alle forze sociali presenti nella realtà storica in cui vive.

Lucio Garofalo

venerdì 20 novembre 2009

D'Alema, i comunisti e la saggezza popolare

Pareva strano che non si fosse tirato in ballo Berlusconi anche per la mancata scelta di D'Alema. In realtà D'Alema lo voleva solo Berlusconi, mentre a livello internazionale il suo prestigio è pari o inferiore allo zero.
Nessuno in Europa ha dimenticato che è stato Ministro degli Esteri di uno dei governi più sgangherati che l'Italia abbia avuto negli ultimi cinquant'anni, ed insieme a lui c'era un altro "grande" della politica di sinistra,Bersani, l'attuale segretario di quell'armata brancaleone che chiamano PD.
Quanto durerà questo partitello di nostalgici della Falce e Martello non si sa, ma certo abbiamo visto nei fatti e diversamente da ciò che la sinistra italiana va cianciando, la totale mancanza di peso internazionale del vero leader del PD in seno alle istituzioni europee.
Un mio vecchio zio, militante di lungo corso nel Partito Comunista, dopo aver compreso la falsità della sinistra italiana e la sua ipocrisia di volersi appropriare dei simboli sacri dei lavoratori, strumentalizzandoli per il proprio tornaconto, già vent'anni fa decise di adottare una particolare ma tutto sommato comprensibile linea di condotta politica: "si venene n'ata vota a casa mia a cercà voti la favece ncè la chiavo rint'a le cosce e lu martiello ncè lu sono ncapo" il che, tradotto a beneficio degli ossidati intellettuali di sinistra, suona più o meno così: "se vengono ancora a casa mia a chiedere voti la falce gliela do tra le gambe e il martello glielo suono in testa".
Quanto di saggio e lungimirante vi fosse in quella amara delusione dello zio ho capito solo crescendo!
Vi voglio in salute... Minima Moralia :-)

martedì 27 ottobre 2009

Partito Democratico: il nuovo corso dell'etica

di Minima Moralia
Personalmente preferirei di gran lunga accompagnarmi con delle escort, magari carine, piuttosto che interagire con politici vecchi, brutti e corrotti.
Mi rendo conto, però, che si tratta di una opinione molto relativa. Negli ultimi anni, in effetti, si tende a far prevalere un discutibilissimo senso di moralità, fondato su valori creati al momento e in taluni casi davvero inaccettabili.
Già mi stupì molto, a suo tempo, quello strano "modus operandi" della stampa di sinistra, la quale in relazione alla tristemente famosa vicenda dell'impenditore Tarantini, dedicò ogni energia a diffondere banalità sulle performance sessuali del premier, anzichè informare sugli sviluppi dell'inchiesta, quella si di rilevanza penale, riguardante gli abusi e i reati commessi, nell'ambito della stessa vicenda, dagli esponenti regionali pugliesi del Partito Democratico.
Allo stesso modo oggi, trovo largamente condivisibile il dubbio morale di chi, riguardando le vicende degli ultimi giorni, si stupisce di un partito che mantiene saldamente in carica e difende Bassolino, d'altro canto criminalizzando e cacciando via il bravo, intelligente e onestissimo Marrazzo.

In realtà, molti, soprattutto nel centrosinistra, provano un grande imbarazzo ogni volta che si imbattono in situazioni dove è permesso parlare o scrivere liberamente ed allora, per evitare di intrappolarsi in discussioni politiche concrete, urlano di attacchi alla democrazia e criminalizzano i pochi giornali fedeli a Berlusconi, ma nello stesso momento ordiscono trame giornalistiche e costruiscono a tavolino pseudo scandali riguardanti la vita privata di questo o di quell'oppositore e, chissà che in mezzo agli oppositori, questa metodica criminale non sia anche adoperata per liberarsi di qualche scomodo alleato.

Può essere vero che questo Governo, in talune occasioni, ha manipolato le leggi piegandole ad interessi personali, ma ritengo questo assai meno grave della condotta di chi, strumentalizzando i valori sacri del lavoro e della dignità umana, distorce a proprio piacimento il senso dell'etica, creando nuove ed improbabili regole morali che sembrano uscite dalla mente di un folle dittatore del passato, con la connivenza di quel popolo, ottuso ma sincero, di intellettuali nostalgici innamorati e traditi dalle ideologie.
Pensavo stamattina alla retorica con cui il PD ha annunciato la grande percentuale di votanti alle primarie, "ben duemilioni e ottocentomila", assai meno, cioè, dei voti della sola Lega Nord. Eppure c'è stata una mobilitazione generale dei "servi di partito" con convocazione porta a porta dei simpatizzanti ed operazioni elettorali non propriamente trasparenti.
Che dire poi della triste trovata del Bersani il quale entusiasta per la sua elezione, in preda ad una euforica eccitazione post-comunista, è andato in fabbrica per tenere un improbabile discorso di politica economica, davanti allo sguardo perplesso degli operai, ai quali non ha mancato di rammentare quanto è dura la vita per chi lavora (come faccia a saperlo proprio lui è un affascinante mistero).
Mi piace concludere questa carrellata di amenità con un pensiero dell'acuto Gervaso:" il moralista, impegnato a predicare la virtù, difficilmente troverà il tempo di praticarla".
Auguro a tutti una buona giornata...di lavoro...di serenità...di speranza. Minima Moralia :-)

lunedì 26 ottobre 2009

Bersani e il Partito Democratico delle novità

di Minima Moralia

IL PD HA IL NUOVO SEGRETARIO!!!
Siamo finalmente tutti contenti e felici.
EVVIVA EVVIVA!
Cosa volete che importi se si tratta di un vecchio comunista, ministro di governi che hanno contribuito al degrado politico ed economico in cui oggi versa il paese, grande sostenitore della goffa e tristissima esperienza del governo Prodi.
E meno ancora importa che sia il candidato prescelto e sostenuto da D'Alema, Massimo D'alema, quello vecchio, non il figlio o il nipote. Avete presente Massimo D'Alema l'amico del coriaceo ed amato governatore Bassolino? Massimo D'Alema, quello che appena arrivato ad Avellino ha invocato l'aiuto di S. Ciriaco chiedendogli "ma perchè te ne sei andato"? Proprio quello là, non uno nuovo.
Ma che importa, adesso il PD è comunque in festa, tutto nuovo, bello e democratico, c'è stata la scelta in fondo.
Anche ad una mia amica mesi fa hanno proposto di scegliere tra un contratto part time e il licenziamento, ma non l'ha presa bene devo dire.

E c'è pure Rosy Bindi, che pontifica sul bravo e sfortunato Marrazzo, facendone un martire da sacrificare sull'altare del moralismo, in luogo di difenderne il diritto ad una esistenza libera e dignitosa come sarebbe giusto. Hanno massacrato la vita di un uomo serio, di un politico moderato e corretto e di un giornalista colto, in nome di una campagna di veleni appositamente creata da un PD disperato e allo stremo, illudendosi di sovvertire con un colpo di mano la scelta democratica e matura del popolo italiano.
E' per colpa di questo centro-sinistra di nuovi e di belli che in Italia oggi ci siamo ridotti ad applaudire Silvio Berlusconi, non certo un grande leader politico ma il solo possibile in questo momento, non fosse altro per la circostanza semplicissima che agisce invece di cianciare, insomma fa, a volte fa male, ma fa.
Di tutto questo, però, adesso non si parli più! Adesso si renda onore a Bersani e alle sue magiche ricette economiche da post-comunista, nell'attesa che si compia per noi cittadini campani la magica alleanza che ci riporterà De Mita, non quello giovane, il nipote, ma quello vecchio, Ciriaco De Mita, tanto più che adesso anche Mastella è fuori gioco, magicamente coinvolto in uno scandalo, proprio ora!

Potremo, così, finalmente consegnare alla storia della grande politica italiana Iervolino e Bassolino e raccomandare i nostri figli alla misericordia di un Santo affinchè li salvi da quello che accadrà in questa regione, ammesso che qualcosa possa ancora accadere.

Auguro a tutti una splendida settimana .... Minima Moralia :-

sabato 24 ottobre 2009

Priorità vere ed emergenze finte

Riporto in breve due inquietanti ed emblematici casi di cronaca della scorsa settimana.

Il primo episodio si è verificato a Milano lunedì 12 ottobre. Un uomo di origini libiche ha fatto esplodere un ordigno rudimentale di bassa potenza, contenente all’incirca due chili di esplosivo artigianale, all'ingresso della caserma Santa Barbara, sede del Primo Reggimento Trasmissioni e del Reggimento artiglieria a cavallo dell'esercito di piazzale Giuseppe Perrucchetti, nella zona di San Siro, provocando una violenta esplosione. Una compagnia di questo reggimento è attualmente dislocata in Afghanistan. Il bilancio dell'attentato è di due feriti: oltre all'attentatore, che versa in gravissime condizioni, è rimasto coinvolto un caporale di 20 anni, che ha riportato solo lievi ferite.

Il secondo episodio è accaduto a Napoli sabato 17 ottobre. In una casa del rione Sanità, nel centro storico di Napoli, un bambino di 6 anni è morto asfissiato dal monossido di carbonio generato da un braciere che la madre aveva acceso in camera per vincere il freddo. Da due settimane l’Enel aveva staccato i fili della corrente elettrica perché i genitori non riuscivano nemmeno a pagare la bolletta. Il corpo esanime del bambino è stato rinvenuto accanto alla madre agonizzante, anche lei intossicata dalle esalazioni di gas velenoso prodotto dal legno bruciato nella piccola stanza. Entrambi sono originari delle isole di Capo Verde, situate al largo delle coste del Senegal, in Africa Occidentale.

Questo tragico e raccapricciante avvenimento denuncia in modo crudo e inequivocabile la triste realtà in cui sono costretti a vivere molti stranieri immigrati nel nostro Paese.

Il reato di “immigrazione clandestina” è stato introdotto dall’articolo 10 comma bis della Legge n. 94 del 15 luglio 2009 (facente parte del cosiddetto “pacchetto sicurezza”) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 24 luglio 2009, n. 170. Il Decreto Legislativo è in vigore dal 3 agosto. Tale provvedimento ha indotto molte procure a sollevare rilievi e dubbi di legittimità presso la Corte costituzionale. A Torino la Procura guidata da Gian Carlo Caselli ha scritto che le nuove norme prevedono sanzioni pecuniarie irragionevoli e inapplicabili e puniscono “una mera condizione personale dello straniero”.


Il 2 luglio su Micromega, vari intellettuali, tra cui Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia e Gianni Amelio, avevano sottoscritto un “Appello contro il ritorno delle leggi razziali in Europa”, in cui si legge: “Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. È stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti”.

Come è noto, il tema della sicurezza collegato in termini strumentali al problema dell’immigrazione clandestina, è uno storico cavallo di battaglia della Lega, che istiga ed asseconda gli istinti e i sentimenti peggiori diffusi tra la popolazione, in modo particolare tra gli strati più insoddisfatti e frustrati sotto il profilo economico e sociale.

Di fronte all’enorme tragedia rappresentata dalle nuove povertà che affliggono soprattutto gli immigrati, ma anche i settori più degradati e marginali della società italiana, persino le fasce che un tempo godevano di un relativo benessere, le questioni securitarie cavalcate in chiave elettorale dalla Lega Nord passano inevitabilmente in secondo piano. La vera emergenza è costituita dalla guerra tra i poveri e contro i poveri, non dalle finte emergenze di ordine pubblico legate al bisogno di sicurezza urbana di natura privata ed egoistica o dalle false pandemie inventate ad arte dai mass-media.


Lucio Garofalo



lunedì 5 ottobre 2009

Elite parassitarie dipingono l'Italia come un Paese barzelletta

"Stiamo governando bene e veniamo dipinti dalle elite parassitarie come un Paese barzelletta, perché un'opposizione che non ha altri argomenti e una stampa che ha evidentemente altri obiettivi, descrive un Paese che non esiste".
Lo afferma, con "grande tristezza", il ministro per la Funzione pubblica Renato Brunetta, che elenca quelli che considera i successi del governo Berlusconi, come la "ricostruzione dell'Aquila, l'avvio a soluzione dei problemi di Napoli". Insomma, "il governo ha ben governato, lo dice l'Europa, il Fondo monetario".
E "mentre tutto questo avveniva, la crisi della finanza, le banche, gli ammortizzatori sociali, su che cosa si è concentrato il dibattito? Noemi e Bari.
Il che ci porta a fare una valutazione sullo stato della dialettica democratica del nostro Paese".
Questo, aggiunge, "è il paese dell'ipocrisia, che si scandalizza per i toni forti salvo non scandalizzarsi per le porcherie che accadono sempre".
Riguardo la congiuntura economica, escludendo dal discorso chi ha perso il posto del lavoro ed è in cassa integrazione, "da noi non c'è stata crisi sociale - dice Brunetta - la povertà non è aumentata, anzi è stato esattamente il contrario.
Non sono stati sequestrati manager come in Francia, non sono fallite banche come in Inghilterra.
Non è successo nulla di particolarmente traumatico. Abbiamo fatto delle cose straordinarie, perché il Paese non è in crisi" ma il governo è costretto a rintuzzare il giudizio negativo della "sovrastruttura mediatica e finanziaria di quei circoli, quelle elite parassitarie, che non amano questo governo e le sue politiche economiche e che da questa crisi avrebbero voluto ribaltoni".

sabato 3 ottobre 2009

Impariamo dall'amministrazione di Lioni

"Invito il blogger a pubblicare in prima pagina il bilancio dell'amministrazione di lioni per dimostrare ai nostri amministratori come si "amministra". Buon lavoro a tutti".
(postato da Anonimo)
Invito raccolto... basta cliccare sul link in basso e si è trasferiti alla pagina del Bilancio del Comune di Lioni. Grazie per il suggerimento.

venerdì 25 settembre 2009

Ogni scarrafone è bello a mamma soia

Non poco stupore ha suscitato in molti, me compreso, un recente articolo apparso sulla stampa locale a firma del nostro concittadino e consigliere regionale Mario Sena, riguardante la ricostruzione in Irpinia che, a suo dire, sarebbe avvenuta prima e meglio che in Abruzzo.
Orbene, non me ne voglia l'illustre politico, ma paragonare i containers, qualche casetta di legno (di cui si parla nell'articolo) ed i prefabbricati zeppi di amianto che furono collocati qui, alle case arredate realizzate in Abruzzo, peraltro a tempo di record, è davvero impresa ardua.
Per non parlare di ciò che è accaduto "dopo" in Irpinia: una vera tragedia nella tragedia, con sprechi ed inefficienze che, solo con gli anni, sono emersi in tutta la loro drammatica ampiezza!

Nemmeno la fantasia di Giulio Verne potrebbe trovare giutificazioni, anche solo immaginarie, a questo improponibile paragone.

Forse un pò di orgoglio campanilista e di faziosità politica hanno animato le riflessioni del consigliere Sena.
Una massima di saggezza popolare vuole che "ogni scarrafone sia bello a mamma soia", ma la ricostruzione e le modalità con cui essa è avvenuta in Irpinia, la rendono un capitolo orribile della storia di questa terra, orribile come appunto solo uno "scarrafone" può essere.
Concludo con una nota decisamente fuori tema ma importante: i "giardinetti" sono finalmente più puliti, praticabili e risuonano, oggi come un tempo, degli allegri schiamazzi dei nostri bambini; con un pò di controllo in più e qualche nuovo gioco, sarebbero perfetti. Grazie Sindaco Forte, di queste piccole cose Sant'Angelo ha bisogno e non dei convegni inutili e delle celebrazioni in pompa magna!

Un saluto a tutti i santangiolesi lontani .... Minima Moralia :-)

domenica 13 settembre 2009

L'ignoranza può essere temporanea ... l'imbecillità è per sempre

Stiamo subendo una serie di attacchi a colpi di "spamming", da parte di qualche grosso imbecille al quale evidentemente da fastidio il nostro blog, sia pure in un momento in cui non vi è grande attività e partecipazione. Il tontolone invia anche 50 messaggi pubblicitari al giorno rendendo di fatto illegibile ogni altro contenuto: si stancherà!
Intanto, abbiamo sospeso la pubblicazione diretta di eventuali post e commenti, che saranno comunque riportati integralmente e senza alcuna revisione o censura, entro qualche ora dalla loro ricezione.
Presto l'attività del blog riprenderà come prima e più di prima, grazie a rinnovate energie, nuovi contributi e con una veste grafica diversa. Chi vuole in qualche modo offrire il suo apporto al nuovo corso del blog può scrivere a: xammy@live.it
Giunga a tutti un caro ed affettuoso saluto dallo staff di Nostrasantangelo e dal nostro piccolo amato paese :-)

martedì 1 settembre 2009

Il moralismo che uccide le verità

Quella che segue è una lucida e stupenda analisi su una vicenda che ha dell'incredibile.
Il moralismo ipocrita di certi ambienti politici è stato finalmente smascherato e colpito mentre era ancora in volo.
I pezzi li raccoglieremo presto, per adesso ci è data solo ccasione per riflettere sui metodi di certa stampa faziosa, completamente votata al servizio della peggiore sinistra italiana, quella che attualmente si identifica in ciò che resta del Partito Democratico.
Basti pensare che la campagna diffamatoria che doveva distruggere Berlusconi, ha in realtà portato alla luce i pasticci e gli imbrogli all'interno della Regione Puglia, che non ci risulta sia governata dal centro-destra.
Davvero buffo tutto questo, se non risultasse anche preoccupante; sembra quasi che, in qualunque direzione si "spari", ad essere colpito è sempre il centro-sinistra faccendiero ed ipocrita, che incontestabilmente ha portato il nostro paese alla rovina.
Quanto a Berlusconi, che ci tocca subire come salvatore della patria proprio per colpa dell'inefficienza della vecchia politica, un leader eletto dal popolo, in uno stato davvero democratico, si combatte con in confronto, il dibattito e lo scontro essenzialmente politico e non con l'inciucio e il gossip.
Ma questa lezione il PD la sta imparando solo ora, meditando incredulo sulla propria irreversibile fine: Grillo docet!
Minima Moralia


La lezione del caso Boffo

di JimMomo :: 8/31/2009 07:58:00 PM

Chi di moralismo ferisce, di moralismo perisce. Così sembra che Dino Boffo lascerà la direzione di Avvenire, impallinato a dovere da Vittorio Feltri.
La "patacca" non è affatto tale, soprattutto per chi sulle "patacche" ha costruito campagne moralistiche, ai cui animatori, si sa, si richiede una condotta irreprensibile e un armadio privo di scheletri. Non era il caso di Boffo, che nonostante tutto in questi mesi ha alzato il ditino rimproverando a Berlusconi i suoi "festini", condannando la politica del governo sull'immigrazione con paragoni - come quello tra il naufragio degli eritrei e la Shoah - impropri quanto mistificanti e offensivi nei confronti delle vittime del nazismo.
Non sorprende più di tanto la faccia tosta di certi esponenti del Pd e di certi giornali, come la Repubblica, ma anche altri, che dopo aver alimentato e cavalcato la campagna scandalistica su Berlusconi, solo adesso si scandalizzano per l'"imbarbarimento" dell'informazione, la "vendetta mediatica", per il "killeraggio" nei confronti di Boffo, che tuttavia - questo bisogna ammetterlo - oggi fa un po' da capro espiatorio per tutti quelli che fanno i moralisti ma che non potrebbero permetterselo.
E sono in tanti, la maggior parte. Feltri, che è un garantista vero, ne ha colpito uno per educarne cento, per lanciare un messaggio preciso: guardate che se la mettiamo su questo piano, in pochi hanno le carte perfettamente in regola e nulla da nascondere o far dimenticare.
Era ora che qualcuno li ripagasse con la loro stessa moneta. Chi meglio di Feltri?
Ma questa vicenda ci ricorda anche altro: che quando la Chiesa, o settori di essa, scendono nell'agone politico conducendo campagne contro questo o quel governo, questo o quel leader, non sono immuni a loro volta da attacchi politici, anche da parti inaspettate.
E, come ha mirabilmente spiegato due secoli fa Alexis de Tocqueville, quando la Chiesa fa politica non solo rischia di venire identificata come un nemico politico, perdendo la sua autorevolezza nel campo religioso, ma inevitabilmente finisce per dividersi essa stessa in correnti politicizzate al suo interno, come dimostra oggi l'intervista al Corriere del direttore dell'Osservatore romano, Gian Maria Vian, che in esplicita polemica con Avvenire rivendica di non aver scritto neanche «una riga» sulle vicende private del premier, definisce «imprudente» il paragone tra il naufragio degli eritrei e la Shoah, riconoscendo anzi al governo italiano di essere «quello che ha soccorso più immigrati», e assicura che i rapporti tra Palazzo Chigi e Santa Sede rimangono «eccellenti».
Il direttore Boffo ha voluto trasformare Avvenire in una sorta di "la Repubblica dei vescovi" e così oggi, dietro il suo editore «disgustato», il presidente della Cei Bagnasco, non trova certo la Chiesa compatta in sua difesa. Tutt'altro.
Che dire, infine, dei sedicenti "laici", quelli a corrente alternata, che gridano all'ingerenza quando la Chiesa interviene sui temi della bioetica, ma poi invocano il suo intervento quando si tratta di condannare moralmente la condotta privata degli avversari politici, plaudendo quando sia pure velatamente arriva? Povera laicità.

mercoledì 19 agosto 2009

Deficit di democrazia nel Comune di Lioni

di Lucio Garofalo

Partiamo da un paio di semplici domande, che forse potrebbero risultare scomode e imbarazzanti per chi è collocato nelle alte sfere del potere politico locale. Da quanto tempo non viene convocata la popolazione per un avviare un confronto serio, civile e sereno con la Giunta che amministra il paese? Quali strumenti di controllo e quali canali di partecipazione politica diretta sono concessi ai cittadini? A Lioni sono ancora possibili e praticabili forme di gestione partecipativa e momenti di democrazia assembleare? “Il mondo è piccolo … Sì, ma anche molto cattivo”, è una celebre battuta tratta dal film “Per qualche dollaro in più”, un capolavoro del genere cinematografico spaghetti-western, inventato dal compianto regista Sergio Leone, figlio di uno dei pionieri del cinema muto italiano, quel Vincenzo Leone nato nella vicina Torella dei Lombardi. Ho citato la frase pronunciata da Wild, il gobbo interpretato da Klaus Kinski, per sostenere che se esiste un deficit di democrazia e di libertà partecipativa sul piano politico nazionale, la realtà locale non appare certo più confortante, anzi. Ormai è un dato di un’evidenza oggettiva ed innegabile: anche a Lioni non si può fare a meno di “rassegnarsi” all'assenza di un'autentica e credibile forza di opposizione e di alternativa al sistema di potere imposto in una piazza che si richiama storicamente alla “sinistra”. Mi sovviene tale riflessione poiché in questi giorni notavo (non per la prima volta) che la scena politica locale non riserva più sorprese, dando l’impressione che tutto sia già deciso o comunque che tutto taccia. In ogni caso, sia che tutto sia già prestabilito dall’alto, sia che tutto taccia, la conclusione più banale e scontata da trarre è che non esiste più alcuna possibilità di dibattito e di confronto, di critica e di opposizione, sia all’interno delle istituzioni amministrative locali, sia all’esterno, cioè negli spazi sociali. Di fronte ad un simile contesto di apatia e di omertà sociale, ma soprattutto politica, non si può far finta di nulla e ostentare indifferenza, a meno che non si abbia interesse a mantenere lo stato di cose esistenti o si voglia scongiurare il rischio di inimicarsi un’intera compagine amministrativa, compresi lacchè, cortigiani e giullari, presenti in gran copia nella popolazione, che evidentemente merita la Giunta comunale che ha. Ammetto spontaneamente (anticipando e prevedendo eventuali obiezioni in tal senso) di non partecipare in modo diretto alle vicende politiche del mio paese da diverso tempo, seppure sia sempre pronto ad informarmi ed interessarmi, almeno teoricamente, per cui sarebbe fin troppo facile e scontato rimproverare al sottoscritto un certo grado di “assenteismo” e “disinteresse”, ma questa non sarebbe un’obiezione valida e corretta, seria e intelligente. Al contrario, si rivelerebbe un’accusa tanto ovvia quanto inefficace. Sarà probabilmente dovuto anche all’età che avanza (perché il tempo avanza inesorabilmente per tutti, senza alcuna eccezione), oppure alle amare e cocenti delusioni provate in seguito ad esperienze negative di militanza attiva e di impegno politico svolto in prima persona. Sta di fatto che il sottoscritto si è da tempo congedato dalla politica concreta, ma non ha mai smesso di occuparsene in termini astratti. Ho aperto una breve parentesi per chiarire le cose e sgombrare il terreno da ogni possibile equivoco e da ogni obiezione che rischierebbe di inficiare il senso del ragionamento, che tenta di abbracciare altre questioni e approdare ad altre conclusioni. Rammento uno slogan caro ad un'intera generazione di giovani lionesi, a cui ricordo di appartenere, una frase molto usata nelle trasmissioni della mitica Radio Popolare Lioni: "RPL: l'unico punto rosso dell'Alta Irpinia". Oggi quel "punto rosso" costituisce un inquietante allarme rosso, il segnale di una pericolosa deriva autoritaria della politica e della democrazia, così come vengono concepite e praticate anche nelle nostre zone. In particolare, nel Comune di Lioni manca ormai da anni una vera opposizione, sia a livello istituzionale che sociale, per cui si riscontra un innegabile deficit di democrazia, un vuoto di trasparenza e vigilanza sociale che rischia di consentire ogni arbitrio ed ogni abuso da parte chi detiene il potere decisionale nella Pubblica Amministrazione. Pertanto, intendo rivolgere un appello alle giovani generazioni, nella fattispecie lionesi, ricordando che in passato altri giovani come loro hanno lottato per non sopportare l'umiliazione del giogo clientelare, per non piegarsi e soggiacere ad una logica ricattatoria secondo cui sarebbe inevitabile sottostare ai voleri e alle richieste di voto provenienti dal candidato di turno, al fine di ottenere in cambio un favore, un posto di lavoro o il soddisfacimento di qualsiasi altro bisogno. Favori promessi ed elargiti in base a metodi borbonici, tuttora applicati per mantenere sotto controllo le popolazioni. E’ altresì vero che in passato molti giovani hanno reagito, pagando caro l’ardire e l’ardore della ribellione. Tuttavia, le esperienze trascorse, benché negative, non devono avvilire o demoralizzare i giovani di oggi. Cito le parole di un valoroso combattente del popolo, Ernesto “Che” Guevara: “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”. Esorto le giovani generazioni a ridestarsi dal pigro torpore in cui si lasciano sprofondare, ad attivarsi collettivamente per provare a mutare lo stato di cose presenti, per combattere un sistema politico affaristico che non giova a nessuno, ma fa comodo solo a coloro che lucrano e che reggono i fili del potere, esercitando una volontà di comando. Si può discutere se tale logica clientelare, ricattatoria e spartitoria sia stata accettata o meno da tutti, ma è fuor di dubbio che l’abbia dovuta sposare soprattutto chi, nelle nostre zone, mira alla conquista di una porzione di potere e ricchezza, chi è più cinico ed arrivista, astuto e competitivo, chi coltiva, più o meno apertamente, l’aspirazione ad intraprendere un’ambiziosa (probabilmente presuntuosa e velleitaria) carriera politica. Sia chiaro che in questo ragionamento il signor Ciriaco De Mita da Nusco c’entra e non c’entra nel senso che, malgrado l’assenza e la “metamorfosi” dell’Uomo del Monte dopo la clamorosa rottura con Veltroni e i vertici nazionali del PD, tuttavia i rapporti, le vicende e le dinamiche politiche che si svolgono all’interno di quella “strana creatura politica” che è il Partito Democratico, non mostrano segni di ripresa e di cambiamento. Ebbene, il Partito Democratico rappresenta oggi, a Lioni come altrove in Irpinia, il fulcro centrale di un sistema di potere affaristico e clientelare che un tempo faceva capo al signorotto di Nusco. Il quale, dal canto suo, non si è ancora rassegnato a farsi da parte, dare le dimissioni e godersi la pensione, ma continua ad affilare gli artigli in vista delle prossime dispute elettorali, a partire dalle elezioni regionali che si svolgeranno nel 2010. In conclusione, vanno bene le feste di piazza e le manifestazioni estive, i concerti musicali e le esibizioni canore, le attività artistiche e creative, le gare sportive, le iniziative nel settore del volontariato e dell’associazionismo sociale, ecc. Ma per cambiare il proprio destino e quello degli altri, per incidere nella storia della propria comunità serve ben altro, molto più di un circolo culturale, perché è necessario sapersi organizzare politicamente, occorre riuscire ad elaborare una visione progettuale che sia credibile e convincente, capace di mobilitare ed orientare la gente, perché “la teoria diventa una forza materiale non appena si impadronisce delle masse”. (Karl Marx)

martedì 11 agosto 2009

Estate a Lioni..... (no comment)

N.B. Cliccare sull'immagine per ingrandirla


venerdì 24 luglio 2009

martedì 21 luglio 2009

Partito Democratico: troppi scandali e pochi iscritti

Pd: chiuso il tesseramento. Iscritti soltanto in 600mila.
Siamo certi che, senza il feticistico accanimento per le vicende di letto del Presidente Berlusconi, sarebbero anche meno; pesano molto, non c'è dubbio, i tesseramenti dei fedelissimi del gossip "terra terra" alimentato, per far cassa, dalla peggiore stampa nazionale ed estera.
E' questa, comunque, l'ennesima prova del fallimento elettorale e morale di questo partitello che sperava di spostare l'attenzione degli italiani dalle ruberie di molti suoi esponenti, alle vicende sessuali del premier, per documentare le quali si è giunti a mettere microfoni e telecamere persino in bagno e sotto i letti di casa.
Tutto sommato dall'intera vicenda ricaviamo, se non altro, un minimo di rassicurazione.
Sircana, il portavoce di Prodi e del suo governo di centrosinistra, dopo gli impegni istituzionali, si dilettava a cercare per strada prostitute transessuali.
Bianchini, coordinatore romano del Partito Democratico è fortemente indiziato di aver commesso numerosi stupri in danno di malcapitate donne.
Al Berlusca nazionale, si riconosca almeno "l'onore e il merito" di aver ripristinato l'invidiato mito del mandrillone italico, tutto sommato un ritorno alla "normalità" dei costumi sessuali tra gli esponenti politici del nostro paese.
Insomma, meglio una notte d'amore con una bella ragazza, con galanteria e gentilezza, che altre pratiche sessuali "poco comuni" e talvolta, purtroppo, anche efferate ed illegali.
Chiudiamo con un dubbio che si traduce in una domanda: alla D'Addario sono riusciti a proprinare la tessera del PD o l'innocente fanciulla lavora ancora come indipendente?
Simpaticamente vostro .... Minima Moralia :-)

Né con Grillo né con il Gatto e la Volpe

Posto un ironico e divertente articolo di Lucio Garofalo.
Ecco il link e l’articolo
http://laclasseoperaia.blogspot.com/2009/07/ne-con-grillo-ne-con-il-gatto-e-la.html

Tutti conoscono “Le Avventure di Pinocchio”, la celebre fiaba inventata dall’estro creativo di Carlo Lorenzini, in arte Collodi, magari per averla semplicemente ascoltata, oppure studiata a scuola, per averla vista al cinema o in televisione. Tra le varie versioni cinematografiche e televisive ricordo con piacere soprattutto l’indimenticabile sceneggiato trasmesso dalla RAI nel 1972, un vero capolavoro di Luigi Comencini, con un cast formato da attori eccezionali: il magistrale Nino Manfredi nei panni di Mastro Geppetto, i memorabili Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nelle vesti del Gatto e della Volpe, la splendida Gina Lollobrigida nel ruolo della Fata Turchina, infine il piccolo e sconosciuto Andrea Balestri nella interpretazione di Pinocchio e che oggi ha 46 anni.

Sarà che non ho mai ammirato il noioso e invadente personaggio del Grillo Parlante, ritratto simbolico dei benpensanti e moralisti di ogni tempo che si ergono a difesa dell’ordine costituito, dei falsi predicatori e paladini del buon costume, sempre pronti a sentenziare e dispensare consigli, ad impartire norme e precetti che loro sono i primi a violare. Né ho mai apprezzato il profilo dello stesso Pinocchio (tanto caro a Roberto Benigni), un tipo ingenuo e facilmente influenzabile, effigie di tutti gli sciocchi zimbelli e burattini. Tanto meno ho amato la maschera di Mangiafoco, crudele metafora dei burattinai, degli aguzzini e carcerieri a difesa del sistema. Parimenti ho detestato quei mascalzoni che sono il Gatto e la Volpe, divertente allegoria dei numerosi imbroglioni e furfanti in circolazione, sempre pronti a raggirare e derubare gli sprovveduti, anch’essi vaganti in gran copia. E ancor meno ho gradito i gendarmi e i forcaioli d’ogni tempo, diffusi in ogni angolo del mondo. Invece, ho sempre preferito l’immagine allegra e strepitosa di Lucignolo, emblema dei giovani ribelli e disobbedienti, inguaribili idealisti e sognatori, figura tipica dell’anarchico anticonformista all’eterna ricerca della libertà e della felicità inseguite nell’immaginario e utopico "Paese dei balocchi"…



Sarà per questo ed altre ragioni, ma francamente non riesco a provare una sincera simpatia nei confronti del comico genovese Beppe Grillo. Ancor meno provo attrazione verso l’ambiguo movimento che i media hanno battezzato con il nome di "grillismo". Certo, anch’io avverto un moto irrefrenabile di repulsione, rabbia e disprezzo nei confronti di un sistema politico sempre più corrotto e affarista, nel quale i furbi, gli impostori e i ciarlatani, i carrieristi e gli arrivisti più spregiudicati la fanno da padroni. Perciò comprendo l’onda di rigetto e di sfiducia popolare testimoniata anche (ma non solo) dall’assenteismo di massa alle recenti elezioni.
Tuttavia, confidando e attingendo nella memoria storica collettiva e nella mia esperienza diretta, ho sempre coltivato una profonda e legittima diffidenza verso i movimenti di questo tipo, malgrado mi sforzi di comprendere le loro ragioni. In passato abbiamo già conosciuto altri movimenti di protesta antipartitocratica. Abbiamo assistito ad altri "fenomeni" del genere: ad esempio, all’indomani della seconda guerra mondiale, nel clima arroventato della guerra civile scatenata dall’opposizione tra fascismo e Resistenza partigiana, apparve il Fronte dell’Uomo Qualunque, fondato a Roma nel 1944 dal commediografo, giornalista e (guarda caso) uomo di spettacolo Guglielmo Giannini. Successivamente si affacciarono i Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino, veri cani da guardia del liberismo capitalistico di marca anglosassone. Molti anni dopo (in)sorse la Lega Nord di Umberto Bossi. Insomma, l’elenco è nutrito.




Tutti i succitati movimenti, sorti in origine con premesse e motivazioni abbastanza analoghe ed affini, sono alla fine approdati al medesimo risultato, ossia inserirsi nell’alveo della tanto agognata e maledetta Casta partitocratica. Ne approfitto per ricordare che lo stesso Silvio Berlusconi si presentò in illo tempore con le fattezze del "nuovo che avanza", come simbolo dell’Antipolitica. Egli seppe interpretare e incarnare abilmente il diffuso sentimento di protesta e malcontento popolare diretto contro i partiti sull’onda emotiva scatenata dalle inchieste politico-giudiziarie di Tangentopoli. Seppe cavalcare e sfruttare il comune e (in qualche misura) atavico senso italico dell’Antipolitica, ergendosi a paladino dell’Antisistema e della battaglia antipartitocratica, per diventare infine l’emblema per eccellenza del potere (bi)partitico e istituzionale, oltre che di quello economico e del "quarto potere", quello mediatico.
Tuttavia, mi chiedo se tali comparazioni storiche possano davvero servire a comprendere un movimento che per certi versi appare inedito, quantomeno perché si è generato attraverso Internet. Un fenomeno storicamente determinato dalla crisi di consensi e credibilità in cui versa da tempo il potere politico ricostituitosi in Italia dopo la "bufera" di Tangentopoli che investì i partiti della Prima Repubblica all’inizio degli anni ’90. Ma il parallelismo più logico e scontato, indubbiamente corretto dal punto di vista storico, è quello con il "leghismo", di cui il "grillismo" si configura come il più degno erede, benché in una versione di "sinistra". In tal senso, se posso azzardare un audace paragone, il "grillismo" si presenta come una sorta di "leghismo di sinistra", ossia di marca “girotondina”.
Ma ora vorrei soffermarmi su un punto. Il movimento che Grillo è riuscito a radunare attorno a sé, sebbene possa pretendere di aver ragione accampando una serie di giuste rivendicazioni contro un ceto politico corrotto e inadeguato, tuttavia non riesce ad occultare la sua reale natura autoritaria e moralista, inquisitoria e poliziesca, qualunquista e persino sfascista. Mi spiego meglio richiamando la proposta di riforma del sistema politico che è il principale cavallo di battaglia del "grillismo". Mi riferisco al disegno di legge popolare articolato in tre punti per un “Parlamento Pulito”. I tre punti sono:
1) NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI. No ai 25 parlamentari condannati in Parlamento - Nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado e in attesa di giudizio finale.
2) DUE LEGISLATURE. No ai parlamentari di professione da 20 e 30 anni in Parlamento - Nessun cittadino italiano può essere eletto in parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente.
3) ELEZIONE DIRETTA. No ai parlamentari scelti dai segretari di partito. I candidati al parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.
Ebbene, fermiamoci a ragionare sulla “condizione” che per far parte delle liste civiche occorre essere “incensurati”, oltre a non avere tessere di partito. Questo dettaglio (solo apparentemente) insignificante è assai rivelatore, è una spia che tradisce la vera indole, reazionaria e poliziesca, del movimento "grillista". Questo dato è invece essenziale e conta più del folclore, delle manifestazioni di protesta, delle battute ad effetto e dei "vaffanculo" urlati contro la Casta partitocratica. Nel postulare una norma così rigida, il progetto "grillista" rivela non solo un eccessivo timore reverenziale, un servile ossequio nei confronti dell’azione repressiva della magistratura, bensì tradisce un farisaico perbenismo piccolo-borghese, un giustizialismo "giacobino/girotondino" a dir poco inquietante.
Nelle società classiste, la Legge e il Diritto non sono imparziali. La Legge non è affatto "uguale per tutti", anzi. In un ordinamento giuridico, politico ed economico strutturato sullo sfruttamento e sulla divisione sociale del lavoro, sull’esistenza e sulla tutela della proprietà privata, le leggi dello Stato non sono mai neutrali, ma viziate, corrotte e applicate a vantaggio del più forte, ricco e potente, sono un elemento storicamente determinato dai rapporti di forza insiti in una data formazione sociale in un dato momento storico.

Oggi si può incappare facilmente nelle maglie della (in)Giustizia repressiva borghese, per cui si può essere "censurati" per molteplici ragioni, tra cui i "reati d’opinione", i "delitti" contro la proprietà privata e contro l’ordine costituito. La conseguenza immediata e drammaticamente concreta del disegno di legge proposto dal movimento "grillista" sarebbe proprio quella di bollare come "colpevoli", "rei" o "delinquenti", tutte le vittime del sistema carcerario e repressivo di classe, negandogli ogni diritto politico, espellendoli dalla "comunità politica", ossia escludendoli dall’alveo della cittadinanza. In tale progetto di esclusione, discriminazione e repressione, si rivela la natura autenticamente autoritaria, oppressiva, classista e fascista del "grillismo".Per tali ragioni, ho deciso di schierarmi apertamente contro tale movimento. Affermo ciò non senza rammarico, nel senso che nonostante io non sia un servo o un funzionario di partito, per cui anch’io combatto il sistema politico vigente, tuttavia non riesco a simpatizzare per l’iniziativa e la polemica di Grillo. Una battaglia che reputo disfattista, sfascista e qualunquista: vorrà dire che mi beccherò una valanga di critiche ed insulti da parte dei numerosi "grillini".
Lucio Garofalo

venerdì 17 luglio 2009

L'Irpinia tessera Beppe Grillo

Il comico è tesserato al Martin Luther King di Partenopoli: andrò al congresso
Circolo Pd Avellino, tessera a Beppe Grillo «Due giorni per raccogliere 2 mila firme»
Ma il partito ribatte: «L'iscrizione è priva di ogni valore, perché contraria allo Statuto»

MILANO - Il circolo di Arzachena ha rifiutato la richiesta. Così come quello di Sant'Ilario. Ma alla fine ce l'ha fatta: Beppe Grillo è riuscito a ottenere la tessera del Pd. Il comico è il tesserato numero 40 del circolo Martin Luther King di Paternopoli, in provincia di Avellino. «Sono molto contento, ma devo raccogliere 2 mila entro due giorni, e non so se ce la faremo». Ma il partito replica: «L'accettazione da parte di qualunque coordinatore di circolo della richiesta di iscrizione di Grillo è da considerarsi un'iniziativa estemporanea palesemente contraria allo Statuto».
IL VIA LIBERA - È stato Andrea Forgione, presidente del circolo, ad autorizzare il tesseramento per lanciare «una forte provocazione». Già, perché secondo Forgione «Il caso Grillo costituisce un precedente molto grave. Chi ha infatti la legittimazione a decidere chi tesserare e chi no? Beppe Grillo non è iscritto a nessun altro partito e ha una fedina penale pulita, quindi perchè negargli la tessera? Non vogliamo che il Partito democratico si trasformi in un partito burocratico».
L'OBIETTIVO - Beppe Grillo è felice, ma ora lo aspetta una nuova sfida. Perché per candidarsi alla segreteria, dice a Affariitaliani.it, deve raccogliere «2 mila firme entro due giorni». Un obiettivo ambizioso anche per lui, tanto che non sa «se ce la faremo. Anche se proverò fino all'ultimo secondo possibile». In ogni caso è sicuro: «Andrò al congresso a parlare. Adesso bisogna vedere se lo statuto prevede che un tesserato parli al congresso. Se non ci sarà un’altra commissione di garanzia dove l’articolo 4 del paragrafo 9 dirà che io non posso parlare... Allora vedremo».
IL PARTITO - Pronta la replica del Pd. Gero Grassi, viceresponsabile nazionale Organizzazione del partito, mette le cose in chiaro: «L'accettazione da parte di qualunque coordinatore di circolo della richiesta di iscrizione di Grillo è da considerarsi un'iniziativa estemporanea palesemente contraria allo Statuto». Già, perché la «Commissione nazionale di Garanzia ha escluso all'unanimità di poter accogliere la richiesta di iscrizione al Partito democratico da parte di Beppe Grillo per aver promosso e sostenuto liste apertamente ostili al nostro partito». In ogni caso, si ricorda che «lo Statuto prevede che l'iscrizione avvenga nel proprio comune di residenza». Gli fa eco il segretario regionale campano Tino Iannuzzi. «Il movimento politico di Grillo ha ispirato posizioni totalmente contrarie e ostili alla linea e all`azione politica del Pd. Pertanto la sua iscrizione è del tutto incompatibile con l'adesione al Partito democratico».

mercoledì 15 luglio 2009

De Mita è il rinnovamento irpino

De Mita è il più vecchio parlamentare europeo!!!
Non abbiamo commenti da fare, preferiamo che a questa notizia faccia seguito un lungo, lunghissimo silenzio ed una cosciente e drammatica riflessione.

martedì 7 luglio 2009

Salvini ed il suo coro di amici cretini

Pensate che questo mentecatto è un europarlamentare e che per pagargli lo stipendio dobbiamo lavorare e fare sacrifici, noi e i nostri figli.
Si prendano provvedimenti, l'Italia non può crescere in mano ad imbecilli di tal fatta. E' una vergogna !!!
Minima Moralia



lunedì 6 luglio 2009

L'UDC, il paradosso di un partito che non c'è.

La riflessione che di seguito vi proponiamo è già stata riportata da alcuni siti internet e da qualche quotidiano locale e costituisce una analisi, sincera e ponderata, sul triste ed ambiguo scenario che si è determinato, a livello provinciale, per effetto delle recenti elezioni amministrative.
Non una riflessione qualunque, ma la valutazione attenta e partecipata di uno dei candidati dell’UDC, il dr. Gaetano Sena, il quale pur avendo conseguito un nutritissimo consenso elettorale, legato peraltro in modo indiscutibile all’effetto trainante della sua immagine professionale ed umana e non certo all’attrattiva che a livello locale esercita la sbilenca compagine dei sostenitori di De Mita, si trova, adesso, in stato di completo isolamento da parte dell’UDC, che a livello nazionale è individuato come il partito di Pier Ferdinando Casini, mentre a livello provinciale costituisce solo l’arca che ha permesso di imbarcare l’ultraottantenne Ciriaco De Mita ed una rappresentanza più o meno malconcia di vecchi fedelissimi, traghettandoli direttamente in Parlamento Europeo.
E’ il vero emblema del nuovo che avanza, nulla da dire!
Quale sarà il peso e la partecipazione del vecchio politico in seno all’importante istituzione crediamo sia intuibile, alla sua età non riusciamo ad immaginarlo emotivamente coinvolto o continuamente in volo per Strasburgo o Bruxelles; a livello provinciale, al contrario, non vi è dubbio che si occuperà, come d’altronde ha fatto negli ultimi decenni, di rendere la vita impossibile a chi, credendo in un nuovo corso della politica, ha immaginato di poter finalmente intraprendere una gestione pragmatica e “di risultato” in luogo delle disquisizioni improduttive e tutto sommato poco affascinanti del vecchio leader di Nusco, per il quale la politica è sempre servita ad alimentare se stessa, senza mai porsi il fine di realizzare dei risultati concreti a beneficio dei cittadini.
E’ inquietante la spregiudicatezza con cui De Mita e i suoi stipulano accordi ed alleanze elettorali che non hanno alcuna valenza politica, ma che servono solo a garantirsi una presenza sulla scena; se lo stesso dovesse verificarsi per le prossime elezioni regionali, per la Campania sarebbe la fine.
Questo il testo integrale della analisi di Gaetano Sena:
“Se la rappresentanza UDC designata in seno alla giunta provinciale suscitasse solo rabbia e delusione sarebbe, in fondo, solo un remake di un film già visto. Si dirà che alla fine di una faticosa e lunga competizione elettorale sempre accade che i competitori non eletti di questo o quel partito abbiano da recriminare e reclamare un gesto di attenzione da parte dei vertici del partito per il quale si sono spesi.
Si dira’ altresì che è consueto che i sostenitori di questo o quel candidato esprimano il loro disappunto e delusione per l’insufficiente considerazione dimostrata dal partito nei confronti del loro riferimento politico.
Tutto cio’ in fondo e’ vero.
Pertanto le proteste, i malumori, l’incredulita’, la delusione ed anche un forte dissenso, il cui esempio piu’ eloquente e’ la dichiarazione di indipendenza in seno al Consiglio provinciale del consigliere Romano, sarebbero da archiviare quale ennesima espressione di normale e fisiologica dialettica interna ad un gruppo politico.
Purtroppo, però, credo che questa vicenda debba suscitare soprattutto una grande preoccupazione in coloro che in provincia di Avellino si riconoscono o meglio credevano di riconoscersi in un partito che non c’e, l’UDC.
Mi rendo conto che trasmigrare in una nuova formazione politica puo’ comportare una notevole difficolta’ nella riorganizzazione di un nuovo assetto che garantisca in tempi brevi successi elettorali e la giusta valorizzazione di tutti quei soggetti che concorrono alla gestione di tale impresa.
In verita’, pero’, credo che veramente poco o nulla sia stato fatto in un anno da parte di un gruppo dirigente, a vocazione palesemente oligarchica o piu’ probabilmente monarchica, perche’ questo partito in provincia di Avellino potesse attrarre nuove energie nelle sue fila e in forza di cio’ lanciare la sfida ad un PD in stato di crisi nella nostra provincia ed un chiaro segnale di vitalita’ allo schieramento di centrodestra.
Probabilmente coloro che hanno seguito il presidente De Mita in questa nuova avventura sono stati impegnati piu’ nella difesa di quanto ancora nella loro disponibilita’, quali presidenze di Comunita’ montana, assessorati, rappresentanze varie in istituzioni ed Enti.
Ma in questa guerra di trincea, governata da una dirigenza stanca ed inadeguata e fondata solo sul principio della resistenza ad oltranza,e’ affiorata e si e’ sempre piu’ consolidata la preoccupazione di alcuni riguardo il futuro destino della propria esperienza politica.
Si e’ cosi’ giunti all’appuntamento elettorale ultimo con lo stato d’animo di chi e’ di fronte alla sfida cruciale; l’elezione o meno del presidente De Mita a parlamentare europeo e la performance elettorale provinciale sarebbero state la cartina di tornasole della permanenza o dell’eclissi dalla scena politica locale dell’intero gruppo dirigente UDC.
Confidando nella capacita’ di attrazione di un partito che ,collocandosi al centro dello schieramento politico nazionale, rappresenta un’approdo naturale di tanti moderati che,delusi dall’esperienza di un bipolarismo inconcludente, qui ritrovano le ragioni di un rinnovato entusiasmo all’impegno politico.
Ed in cio’ e’ il motivo vero, e non certo nelle capacita’ di uno sparuto e non coraggioso gruppo dirigente (nessuno tra i suoi componenti si e’ messo in gioco, candidandosi), della composizione di una squadra di candidati UDC nei vari collegi della provincia di tutto rispetto sia sotto il profilo delle capacita’ personali che del radicamento nella loro realta’ territoriale ampiamente dimostrata dai consensi ottenuti nei comuni di residenza.
E la stima e la fiducia riscossa a titolo personale dai candidati alla provincia e’ alla base di un buon successo elettorale alle provinciali ma anche alle europee,dove e’ stato il presidente De Mita ad essere trainato verso il successo e non viceversa. Basta guardare i dati:nel comune di residenza di ciascun candidato alla provincia De Mita ha avuto un ottimo consenso; negli altri comuni il risultato e’ stato mediocre o scarso. Questa e’ l’evidenza dei numeri.
Cio’ credo mostri ampiamente quanta poca consistenza elettorale abbiano quei soggetti che si sono autoinvestiti di cariche e ruoli,che dovrebbero nelle competizioni elettorali essere spesi attraverso un impegno diretto. Ma tant’e';e’ piu’ facile e piu’ consono al proprio modo di interpretare la politica pianificare una strategia finalizzata a partecipare direttamente alla ripartizione di incarichi e ruoli alla fine della bagarre,senza rischiare(ma era un rischio o una certezza?) brutte figure ed un drastico e meritato ridimensionamento(Il giudizio popolare e’ sempre saggio e giusto). Perche’ e’ andata proprio cosi’.
Per almeno uno o due componenti, la delegazione UDC in giunta era gia’ stata individuata;ad onta delle aspettative legittime di chi si e’ candidato e si e’ speso in una campagna elettorale estenuante,credendo in una gestione democratica e dunque collegiale delle scelte strategiche di un partito .Ma qui in provincia quel concetto di partito non c’e';non c’e’ ,come gia’ detto, nemmeno il partito.
C’e’ un nugolo di persone ,i cui componenti ,delegati alla scelta nelle trattative interpartitiche degli assessori in quota UDC ,confondono le proprie ambizioni con la volonta’ di quelli che dovrebbero rappresentare , indicando se stessi a svolgere quel ruolo,mostrando di essere degli strateghi nati .
Ed infatti sono sicuro che questi personaggi tenteranno anche di giustificare queste scelte con argomentazioni di carattere strategico-politico.Si puo’ provare ad indovinare.
Vuoi vedere che tutto cio’ e’ funzionale ad una prossima investitura degli stessi personaggi a candidati regionali? Ma se questo dovesse essere,credo che queste persone, pur anagraficamente giovani ,mostrino una concezione dell’uso degli strumenti della politica che sa di antico e superato;questa e’ miopia politica ed in ragione di cio’, a breve si eclisseranno dal panorama politico.
La mortificazione dell’ entusiasmo di persone ,che hanno ritenuto di condividere un progetto politico,comportera’ nella sopracitata ipotesi un disimpegno elettorale che ridimensionera’ sensibilmente i consensi dell’UDC, mettendo a nudo la reale consistenza elettorale di questi politici non proprio coraggiosi ne’ lungimiranti".

dott. SENA GAETANO candidato UDC alle provinciali nel collegio n.27 della provincia Avellino

sabato 4 luglio 2009

Italia: una ipocrisia senza confini



Quando al governo c'era Prodi, Berlusconi "piangeva" per le conseguenze, talvolta drammatiche, dei "respingimenti" contro gli immigrati; oggi che i respingimenti sono attuati dal governo di centrodestra Berlusconi non piange più, ma i leaders del PD, che con Prodi praticarono analoga soluzione, si esprimono in termini di condanna e ne fanno strumento di propaganda elettorale.
Ovviamente i sostenitori delle opposte fazioni si schierano con gli uni o con gli altri a seconda del momento politico, indipendentemente dal riflettere approfonditamente sul dramma dell'immigrazione .
Come si può, poi, domandarsi seriamente perchè gli italiani sono disaffezionati alla politica e come mai non vanno più a votare.
Abbiamo una classe politica fatta in gran parte di ipocriti e di incapaci e un seguito popolare, di persone troppo spesso senza cervello che non distinguono la militanza politica da una insensata tifoseria da stadio!
A chi mi dimostra che non è vero pago le vacanze .... a Otranto!
Minima Moralia

venerdì 3 luglio 2009

Il Partito Democratico in pillole (parte prima)

1) L'ambizione giusta per il Pd è la vocazione maggioritaria: o c'è la vocazione maggioritaria nel Pd o non c'è il Pd (Veltroni).
2) Io sono fuori e resterò fuori. Non è questo il tempo di ritorni. Ora servono energie nuove (Veltroni).
3) Il Pd ha lo stesso gruppo di­rigente dei tempi di Bush pa­dre ( Maran).
4) La Serracchiani asso­miglia ormai al D’Alema ver­sione supponente (ex diessino).
5) Il PD è ridotto a un punto tale per cui dovrebbe adottare il triste inno polacco «la Polonia non è ancora morta» (Cuperlo) .
6) Avanti così e l’opposizione non esisterà più (D'Alema)
7) Topo Gigio abbiamo provato a candidarlo, è simpatico: ma c’ha i diritti Mediaset, non ce lo danno (Veltroni- Guzzanti).
8) Preferisco Francheschini perchè è più simpatico (Serracchiani).
9) E allora io preferisco Bersani perché sa cantare (Pollastrini).
10) Wal­ter Veltroni per rinnovare l’immagi­ne di Franceschini e far dimenticare che già nel 1999 era candidato alla guida del Ppi ha tirato fuori dal cilindro Ser­racchiani (Corriere della Sera).
11) Il Pd non è morto, ma non sta neanche tanto bene (Martella).
12) Non abbiamo più l’orgoglio di essere dalla parte giusta per il paese (Chiamparino).
13) Veltroni non sarebbe dovuto tornare troppo presto dopo essersene andato troppo tardi (Telese).
14) Ho già detto cosa farò e non cambio idea. Il mio lavoro finisce a ottobre (Franceschini)
15) Se queste sono le premesse, il giorno del congresso come minimo ci casca il soffitto in testa (Sircana).

mercoledì 1 luglio 2009

Che disgusto per questa politica

Ritengo doveroso ed opportuno, dare risalto nel blog dedicato alla piccola comunità santangiolese, all'editoriale apparso oggi sul Corriere dell'Irpinia, a firma di Erio Matteo, personaggio illustre ed intelligente, con un ruolo purtroppo marginale nella scena politica ed intellettuale santangiolese degli ultimi decenni.
Non voglio dilungarmi sulla dimensione umana ed intellettuale della sua personalità, ma vorrei che in questo paese si potesse ripartire dalla sua esperienza, ricominciare da dove lui, tanti anni fa ha lasciato, possibilmente con la sua guida o almeno con il suo sostegno.
Sembra un sogno, ma si sa, la vita senza i sogni perde ogni fascino e si autoalimenta tristemente, in attesa della fine.
Un cordiale abbraccio Erio, con la stima e l'affetto di sempre :-)
Minima Moralia

(Pubblicato su Corriere Irpinia di G.Festa)
Nelle ultime settimane, prima e dopo le elezioni, abbiamo vissuto un periodo tra i più vergognosi della nostra storia politica recente. E visto di tutto: ore di telegiornali e intere paginate di carta stampata dedicate ai gorghi maleodoranti di una politica pericolosamente in bilico tra vizi privati e pubbliche virtù; cambi di casacca; candidature improvvisate e discorsi vuoti, privi di proposte sull'Europa e di ogni riferimento ai problemi del territorio.* * * * * Queste cose sono il segno di una politica ormai abituata a parlare d'altro, invece che dei problemi che riguardano la gente. Ma anche di una informazione spesso prona al potere, che in molti casi ha rinunciato a ogni forma di vera denuncia e pratica il gossip facile o l'occultamento delle notizie, in nome della difesa degli interessi del proprio editore di riferimento. E l'opinione pubblica, troppo tollerante nei comportamenti privati e troppo indifferente anche alle conseguenze del decadimento della vita pubblica, appare spettatrice confusa e smarrita di un confronto politico sempre più simile alla guerriglia. Il nostro Paese, insomma, ha mostrato ancora una volta la solita divisione tra guelfi e ghibellini, piuttosto che un solido ancoraggio a valori condivisi di convivenza sociale. Da una parte un Pd dalla identità perennemente indefinita, in notevole calo di consensi e protagonista di incredibili errori tattici, come lo schieramento a favore del sì al referendum, naufragato in un mare di astensioni! Un partito che non riesce ad offrire al suo stesso elettorato modelli alternativi, forse perché - soprattutto in alcune realtà - è abbastanza simile al centrodestra, cioè un insieme federativo di potentati territoriali, senza però una forza unificante come quella berlusconiana. Di fronte a evidenti difficoltà strategiche e in mancanza di un adeguato disegno politico, il Pd finisce per subire le suggestioni giustizialiste e per assumere spesso il ruolo di custode dell'etica collettiva (la cui difesa nessuno gli ha affidato). E così, in assenza di qualsiasi prospettiva di vittoria attraverso le urne, ricade - o sembra ricadere - nella perenne tentazione della scorciatoia giudiziaria. Dall'altra, un centro-destra che sorvola allegramente su fatti e misfatti e promuove l'approvazione – insieme a misure positive – di leggi discutibili o addirittura scandalose. Ogni scelta sospetta di interesse domestico viene giustificata in nome della necessità di difendersi e di difendere il proprio leader dai tentativi di affossarlo. E il disvalore di ogni comportamento discutibile è rimosso facendosi scudo del consenso popolare ricevuto. In questo modo si può sostenere non solo la legittimità, ma addirittura la liceità sociale di certi atteggiamenti dei governanti che, in altri Paesi, susciterebbero l'indignazione e la rivolta della stampa e della società civile. Per troppo tempo, inoltre, anche autorità di altro genere - come quelle ecclesiastiche – sono state silenziose sulla inconciliabilità di alcune derive culturali e di certi stili di vita personali con il decoro delle pubbliche istituzioni e con una corretta etica collettiva. Certo, parlare oggi di decoro e di senso delle istituzioni può apparire in controtendenza, anzi sembrare addirittura demodè. La politica odierna sembra adattarsi di più all'irruenza partigiana dei tanti scudieri o valvassini di turno (e alla vuota retorica dei loro discorsi), che all'autonomia di pensiero, al rispetto del ruolo di ciascuno, all'osservanza delle regole collettive. . Continuare sulla strada degli strappi, degli scandali e dei comportamenti sopra le righe, però - soprattutto in presenza di una crisi economica che dovrebbe essere affrontata, ad ogni livello, con ben altre misure - non porta da nessuna parte, se non a un inasprimento del confronto politico e alla distruzione di ogni senso di appartenenza alla stessa comunità civile. La delusione e la rabbia dei cittadini, del resto, si sono già manifestate con vistosi cali dell'affluenza alle urne. Qualche ultrà di destra o di sinistra, alla ricerca della scomparsa dell'avversario a qualunque prezzo, potrà anche considerarlo un vantaggio. Ma una democrazia mantiene radici forti solo se i suoi fondamenti, al di là degli steccati dei partiti e dei loro interessi contingenti, sono largamente condivisi e rispettati nella coscienza civile della gente.
di Erio Matteo