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lunedì 6 luglio 2009

L'UDC, il paradosso di un partito che non c'è.

La riflessione che di seguito vi proponiamo è già stata riportata da alcuni siti internet e da qualche quotidiano locale e costituisce una analisi, sincera e ponderata, sul triste ed ambiguo scenario che si è determinato, a livello provinciale, per effetto delle recenti elezioni amministrative.
Non una riflessione qualunque, ma la valutazione attenta e partecipata di uno dei candidati dell’UDC, il dr. Gaetano Sena, il quale pur avendo conseguito un nutritissimo consenso elettorale, legato peraltro in modo indiscutibile all’effetto trainante della sua immagine professionale ed umana e non certo all’attrattiva che a livello locale esercita la sbilenca compagine dei sostenitori di De Mita, si trova, adesso, in stato di completo isolamento da parte dell’UDC, che a livello nazionale è individuato come il partito di Pier Ferdinando Casini, mentre a livello provinciale costituisce solo l’arca che ha permesso di imbarcare l’ultraottantenne Ciriaco De Mita ed una rappresentanza più o meno malconcia di vecchi fedelissimi, traghettandoli direttamente in Parlamento Europeo.
E’ il vero emblema del nuovo che avanza, nulla da dire!
Quale sarà il peso e la partecipazione del vecchio politico in seno all’importante istituzione crediamo sia intuibile, alla sua età non riusciamo ad immaginarlo emotivamente coinvolto o continuamente in volo per Strasburgo o Bruxelles; a livello provinciale, al contrario, non vi è dubbio che si occuperà, come d’altronde ha fatto negli ultimi decenni, di rendere la vita impossibile a chi, credendo in un nuovo corso della politica, ha immaginato di poter finalmente intraprendere una gestione pragmatica e “di risultato” in luogo delle disquisizioni improduttive e tutto sommato poco affascinanti del vecchio leader di Nusco, per il quale la politica è sempre servita ad alimentare se stessa, senza mai porsi il fine di realizzare dei risultati concreti a beneficio dei cittadini.
E’ inquietante la spregiudicatezza con cui De Mita e i suoi stipulano accordi ed alleanze elettorali che non hanno alcuna valenza politica, ma che servono solo a garantirsi una presenza sulla scena; se lo stesso dovesse verificarsi per le prossime elezioni regionali, per la Campania sarebbe la fine.
Questo il testo integrale della analisi di Gaetano Sena:
“Se la rappresentanza UDC designata in seno alla giunta provinciale suscitasse solo rabbia e delusione sarebbe, in fondo, solo un remake di un film già visto. Si dirà che alla fine di una faticosa e lunga competizione elettorale sempre accade che i competitori non eletti di questo o quel partito abbiano da recriminare e reclamare un gesto di attenzione da parte dei vertici del partito per il quale si sono spesi.
Si dira’ altresì che è consueto che i sostenitori di questo o quel candidato esprimano il loro disappunto e delusione per l’insufficiente considerazione dimostrata dal partito nei confronti del loro riferimento politico.
Tutto cio’ in fondo e’ vero.
Pertanto le proteste, i malumori, l’incredulita’, la delusione ed anche un forte dissenso, il cui esempio piu’ eloquente e’ la dichiarazione di indipendenza in seno al Consiglio provinciale del consigliere Romano, sarebbero da archiviare quale ennesima espressione di normale e fisiologica dialettica interna ad un gruppo politico.
Purtroppo, però, credo che questa vicenda debba suscitare soprattutto una grande preoccupazione in coloro che in provincia di Avellino si riconoscono o meglio credevano di riconoscersi in un partito che non c’e, l’UDC.
Mi rendo conto che trasmigrare in una nuova formazione politica puo’ comportare una notevole difficolta’ nella riorganizzazione di un nuovo assetto che garantisca in tempi brevi successi elettorali e la giusta valorizzazione di tutti quei soggetti che concorrono alla gestione di tale impresa.
In verita’, pero’, credo che veramente poco o nulla sia stato fatto in un anno da parte di un gruppo dirigente, a vocazione palesemente oligarchica o piu’ probabilmente monarchica, perche’ questo partito in provincia di Avellino potesse attrarre nuove energie nelle sue fila e in forza di cio’ lanciare la sfida ad un PD in stato di crisi nella nostra provincia ed un chiaro segnale di vitalita’ allo schieramento di centrodestra.
Probabilmente coloro che hanno seguito il presidente De Mita in questa nuova avventura sono stati impegnati piu’ nella difesa di quanto ancora nella loro disponibilita’, quali presidenze di Comunita’ montana, assessorati, rappresentanze varie in istituzioni ed Enti.
Ma in questa guerra di trincea, governata da una dirigenza stanca ed inadeguata e fondata solo sul principio della resistenza ad oltranza,e’ affiorata e si e’ sempre piu’ consolidata la preoccupazione di alcuni riguardo il futuro destino della propria esperienza politica.
Si e’ cosi’ giunti all’appuntamento elettorale ultimo con lo stato d’animo di chi e’ di fronte alla sfida cruciale; l’elezione o meno del presidente De Mita a parlamentare europeo e la performance elettorale provinciale sarebbero state la cartina di tornasole della permanenza o dell’eclissi dalla scena politica locale dell’intero gruppo dirigente UDC.
Confidando nella capacita’ di attrazione di un partito che ,collocandosi al centro dello schieramento politico nazionale, rappresenta un’approdo naturale di tanti moderati che,delusi dall’esperienza di un bipolarismo inconcludente, qui ritrovano le ragioni di un rinnovato entusiasmo all’impegno politico.
Ed in cio’ e’ il motivo vero, e non certo nelle capacita’ di uno sparuto e non coraggioso gruppo dirigente (nessuno tra i suoi componenti si e’ messo in gioco, candidandosi), della composizione di una squadra di candidati UDC nei vari collegi della provincia di tutto rispetto sia sotto il profilo delle capacita’ personali che del radicamento nella loro realta’ territoriale ampiamente dimostrata dai consensi ottenuti nei comuni di residenza.
E la stima e la fiducia riscossa a titolo personale dai candidati alla provincia e’ alla base di un buon successo elettorale alle provinciali ma anche alle europee,dove e’ stato il presidente De Mita ad essere trainato verso il successo e non viceversa. Basta guardare i dati:nel comune di residenza di ciascun candidato alla provincia De Mita ha avuto un ottimo consenso; negli altri comuni il risultato e’ stato mediocre o scarso. Questa e’ l’evidenza dei numeri.
Cio’ credo mostri ampiamente quanta poca consistenza elettorale abbiano quei soggetti che si sono autoinvestiti di cariche e ruoli,che dovrebbero nelle competizioni elettorali essere spesi attraverso un impegno diretto. Ma tant’e';e’ piu’ facile e piu’ consono al proprio modo di interpretare la politica pianificare una strategia finalizzata a partecipare direttamente alla ripartizione di incarichi e ruoli alla fine della bagarre,senza rischiare(ma era un rischio o una certezza?) brutte figure ed un drastico e meritato ridimensionamento(Il giudizio popolare e’ sempre saggio e giusto). Perche’ e’ andata proprio cosi’.
Per almeno uno o due componenti, la delegazione UDC in giunta era gia’ stata individuata;ad onta delle aspettative legittime di chi si e’ candidato e si e’ speso in una campagna elettorale estenuante,credendo in una gestione democratica e dunque collegiale delle scelte strategiche di un partito .Ma qui in provincia quel concetto di partito non c’e';non c’e’ ,come gia’ detto, nemmeno il partito.
C’e’ un nugolo di persone ,i cui componenti ,delegati alla scelta nelle trattative interpartitiche degli assessori in quota UDC ,confondono le proprie ambizioni con la volonta’ di quelli che dovrebbero rappresentare , indicando se stessi a svolgere quel ruolo,mostrando di essere degli strateghi nati .
Ed infatti sono sicuro che questi personaggi tenteranno anche di giustificare queste scelte con argomentazioni di carattere strategico-politico.Si puo’ provare ad indovinare.
Vuoi vedere che tutto cio’ e’ funzionale ad una prossima investitura degli stessi personaggi a candidati regionali? Ma se questo dovesse essere,credo che queste persone, pur anagraficamente giovani ,mostrino una concezione dell’uso degli strumenti della politica che sa di antico e superato;questa e’ miopia politica ed in ragione di cio’, a breve si eclisseranno dal panorama politico.
La mortificazione dell’ entusiasmo di persone ,che hanno ritenuto di condividere un progetto politico,comportera’ nella sopracitata ipotesi un disimpegno elettorale che ridimensionera’ sensibilmente i consensi dell’UDC, mettendo a nudo la reale consistenza elettorale di questi politici non proprio coraggiosi ne’ lungimiranti".

dott. SENA GAETANO candidato UDC alle provinciali nel collegio n.27 della provincia Avellino

6 commenti:

lu melone è asciuto ianco ha detto...

Eppure li conoscevi bene e li conoscevi tutti.
Ti sei fatto abbindolare dai pietismi di Sicuranza il quale, dovevi saperlo, non è in grado di assicurare niente nemmeno a se stesso, al di fuori delle concessioni che Ciriaco ogni tanto caritatevolmente gli elargisce.
Ormai il dado è tratto, spero che ti serva di lezione, le regionali sono prossime a venire.

Anonimo ha detto...

benvista

pija nu cato r` acqua ha detto...

Giocando con il fuoco si rischia di bruciarsi.
eppure sono millenni che l` uomo ha scoperto il fuoco con i suoi pro ed i suoi contro ma ciononostante............

Anonimo ha detto...

Almeno lui ha dato prova di avere seguito elettorale peggio è andata ai cani sciolti che credevano di incoronare il rocchese ed invece lo hanno immolato sull'altare della loro inconsistenza umana ed elettorale.

Anonimo ha detto...

Gentaglia. La buona fede ha illuso Sena, ma quei galoppini non sono persone sono solo gentaglia senza dignità.
Aspettiamo De Mita alle regionali, siamo ansiosi di votarlo come abbiamo fatto ad avellino. Venga presidente che stavolta se ne andrà umiliato da sant'angelo. Ha avuto persino paura di venire a fare un discorso elettorale tanto sa di non avere seguito.

linguabattente ha detto...

A Sant'Angelo si è dimesso il vicesindaco ma non da assessore, solo da vicesindaco.
Qualcuno ci fa un resoconto delle importantissime iniziative che il vicesindaco ha assunto in quanto tale?
Vorremmo essere addolorati dalla notizia ma se non sappiamo cosa ha fatto di bello come fa a dispiacerci?
Ma poi, già che c'era, perchè non si è dimesso proprio dalla carica di assessore?
Se doveva fare il fioretto doveva rinunciare al ragù e non solo alla spolverata di parmigiano.