La fissità erbivora che Antonio Bassolino esibisce mentre tutti gli interlocutori lo sommergono di accuse che lui ascolta senza muovere né muscoli, né occhi, andrebbe segnalata agli etologi.
I rendiconti più drammatici gli passano sul viso come acqua sui vetri. Nei quindici anni del suo regno, la Campania e Napoli sono diventati un miserabile inferno e uno scandalo perpetuo.
Complice la gran parte dei cittadini che disconosce l’interesse collettivo, in sintonia con la propria classe dirigente. Nella comune rassegnazione (e omertà dei molti) in questi anni è accaduto il peggio. La violenza dilagata come un virus.
La camorra che comanda sulla vita e sulla morte. Il narcotraffico che avvelena. Il racket che governa il lavoro e l’economia. La prostituzione diventata schiavitù.
E poi l’illegalità come norma. Gli scandali dell’edilizia e della politica. Del denaro pubblico dissipato. Del disastro edilizio. Del dissesto ambientale. Delle periferie abbandonate. Che hanno trasformato questo territorio un tempo bello, in paesi miserabili, periferie invivibili, con strade devastate dal traffico, dai centri commerciali orrendi, dalle discariche a cielo aperto, dal traffico perpetuo, dal disordine universale.
E infine sommerso dalla spazzatura, tracimata come un’onda di fango e di detriti umani, raccontata con incredulità da tutti i giornali del mondo, da tutte le televisioni del mondo. Suscitando ribrezzo, scandalo, rabbia. In tutti. Meno che nel nostro imperturbabile Bassolino che sempre ascolta in silenzio, con gli occhi fissi all’interlocutore.
L’altro giorno il Cavaliere lo ha umiliato in pubblico, convocandolo all’inaugurazione dell’inceneritore di Acerra (di cui si vantava) ma poi dandogli una sedia in platea. Era una gogna. Ma Bassolino, quella stessa sera in tv, si affannava a decantare “i successi del premier”. A applaudirlo. A inchinarsi al suo cospetto. E solo raddoppiando la propria pubblica umiliazione, sembrava contento.
1 commento:
si piega per non doversi spezzare, farebbe di tutto pur di restare a galla speriamo che non ci riesca se no sono guai
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