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mercoledì 25 marzo 2009

I "progettifici scolastici"

Tra le varie possibili analisi del tema affrontato, ci piace riportare quella del caro Lucio Garofalo, che abbiamo estrapolato da un suo scritto, pubblicato sul sito della "Gilda degli Insegnanti".
La parte che mettiamo in evidenza è quella relativa al fenomeno P.O.N. che al momento ci occupa, ma per la competenza e la completezza dell'analisi, vi esortiamo a leggere l'intero articolo, cliccando sul seguente link:
.... " Progettifici scolastici Un altro problema molto serio, avvertito (non solo) dal corpo docente, è senza dubbio quello delle cosiddette “attività aggiuntive” a carattere non obbligatorio, vale a dire gli impegni e le iniziative progettuali di tipo extra-curricolare. Mi riferisco in particolare ai progetti P.O.N. e P.O.R. finanziati con fondi europei, nazionali e regionali.
Nel campo della didattica e dell’istruzione scolastica i criteri di quantità e qualità sono in genere difficilmente compatibili tra loro, nel senso che l’una può escludere l’altra.
In tal modo le singole istituzioni scolastiche rischiano di diventare veri e propri “progettifici scolastici”. Con inevitabili ripercussioni negative sulla qualità e sul successo della formazione e dell’educazione delle giovani generazioni.
Personalmente, non sono contro i "progettifici" per rivendicazioni ideologiche totalmente astratte, ma per ragioni concrete legate alla mia esperienza diretta.
Nulla mi impedirebbe di essere favorevole ai progetti di qualità, purché siano attuati sul serio, ma nel contempo sono cosciente che i casi virtuosi sono eccezioni molto rare. Invece, i "progettifici scolastici" si caratterizzano negativamente per vari motivi, anzitutto per una scarsa intelligenza creativa e un’insufficiente trasparenza non solo formale o procedurale, per un livello di inefficacia e inadeguatezza degli interventi, per un’esigua e debole rispondenza alle reali esigenze psicologiche, formative, culturali e sociali degli studenti, mentre obbediscono solo a una logica affaristica e aziendalistica.
Per non parlare dei continui strappi alle regole, delle reiterate violazioni di norme e diritti sanciti dalla legge, delle frequenti scorrettezze commesse all'interno delle singole scuole, derivanti da invidie, gelosie e rivalità individualistiche, ovvero altre meschinità e grettezze di origine piccolo-borghese" ....
di Lucio Garofalo

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissima analisi lucio non solo questo pezzo ma l'intero articolo, forse qualcuno prima di legiferare dovrebbe almeno consultarli gli insegnanti

Anonimo ha detto...

la cosa che fa più paura è che nessuno se ne accorge di quello che succede, per quattro soldi tutti girano la testa da un'altra parte e chi ne fa le spese siamo tutti e poi ci chiediamo perchè la scuola non è più educativa per i ragazzi, ci dovremmo vergognare tutti almeno di parlare

Anonimo ha detto...

Ma scusate se questi soldi ci sono una scuola che dovrebbe fare, perderli? io non capisco proprio che senso ha ciarlare su tutto

Sammy ha detto...

Forse gentilissima Anna si "ciarla" non tanto sull'opportunità di richiedere i fondi ma sul metodo di gestione degli stessi e sul dubbio, assai diffuso, che si tratti semplicmente dell'ennesimo sperpero di denari pubblici a beneficio di pochi "infaticabili lavoratori" che arrotondano in questo modo il proprio stipendio, senza altro produrre.
Provi anche lei a ciarlare di questo, magari qualche dubbio se lo porta via!

Anonimo ha detto...

I progetti sono tanti e variegati è vero, ma il problema sta nel fatto che la scuola italiana non è strutturata per usufruirne al meglio.
Mi spiego.
Il liceo di Sant'Angelo organizza decine di progetti molto interessanti ma tutti concentrati nello stesso periodo e in poche settimane. Proprio ieri mia figlia mi parlava di un progetto per lei molto interessante ma poichè spalmato su un breve periodo ha una durata di quattro ore a lezione pomeridiana.
E lo studio?
Non parliamo poi di chi viene dagli altri paesi. Dopo una mattinata di lezioni e un panino a proprie spese, deve seguire con attenzione un qualche corso e tornare a casa non prima delle sette con il pullmann se c'è, altrimenti i genitori devono anche venire a prenderlo.
Poi ci sono i compiti da fare perchè non tutti gli insegnanti sono comprensivi. Dopo quindici giorni di corso si rimane indietro con il programma e si è stanchissimi.
Allora ha senso fare questi progetti?
In teoria sono ottimi, è nella pratica che si evidenziano i loro difetti. Perciò credo che bisognerebbe fare a monte una selezione e semmai dei sondaggi per verificare l'effettivo interesse dei ragazzi per il progetto proposto.

Anonimo ha detto...

come direbbe Bartali la scuola "l'è tutta da rifare"

e infatti il governo attuale ha pensato bene di operare l'ennesimo taglio, cosicché, potando potando, si ricominci da zero.

in Italia di serio ci sono rimasti Benigni, Littizzetto e Crozza...

Ha ragione Garofalo quando dice che si persegue la logica affaristica e aziendalistica, e non solo nella scuola.

G48, che per fortuna il diploma l'ha già preso

Anonimo ha detto...

Quanta ipocrita delicatezza, la sintesi di tutto è che si tratta di uno spreco enorme di risorse che finiscono nelle tasche di pochi e non creano nè cultura nè progresso, si potevano fare tante cose con quei soldi, sono miliardi buttati al vento.
I ragazzi non ne giovano e anzi sono disorientati, hanno poco tempo per studiare e sono portati a sognare la luna mentre ancora inciampano sullo scalino di casa.
Bla bla bla e bla bla bla, tutti parlano e nessuno dice mai nulla, che schifo!

Anonimo ha detto...

tu nun si infedele, si stubbeto

Anonimo ha detto...

E' ora di dire basta a tutti i progetti inutili.Si' sono al novantanovepercento inutili,da non poterne piu'!Lo affermo lo scrivo lo sottoscrivo lo ribadisco, a scuola e fuori.Basta con i progetti che non hanno alcuna ricaduta sulla formazione culturale dei ragazzi!La scuola che da' molto agli alunni e' quella dove ci sono docenti(animali quasi in estinzione) che si preoccupano di portare avanti in maniera seria i programmi ,di dare una preparazione valida alle classi,fondata sui saperi basilari che oggi sono divenuti un miraggio, grazie alla scuola di massa e a quell' analfabetismo di ritorno che i progettifici contribuiscono a concimare.

Anonimo ha detto...

Alla fine siamo d'accordo su qualcosa Maria Rosaria.

Io non so bene come funziona oggi, mi chiedo a volte se esiste ancora il verbo studiare, possibilmente su un libro; a dirlo in certi ambienti, suona quasi come una bestemmia, sei guardato con compatimento ed oggetto di scherno.

Mi sembra che oggi si tenda a premiare oltremisura l'attività di quelli che un tempo si chiamavano furbastri, ossia di quegli alunni e di quei docenti, solitamente poco dotati, che per sfuggire ai loro compiti istituzionali si imbarcano in ogni attività complementare e nei progetti dal nome altisonante, recuperando non solo soldi ma anche falso merito ed immeritata notorietà.

Certo ha molte più difficoltà ad apparire il docente che fa il proprio lavoro insegnando ai ragazzi, spiegando, interrogando e correggendo compiti rispetto a chi se la suona e se la canta, organizzando mostre, rappresentazioni, convegni e dibattiti vari, più o meno inutili.

E' squallida e decreta la fine di ogni speranza di recupero di una istruzione qualitativamente accettabile, una scuola così gestita.

Il fatto ancora più assurdo è che il numero e l'entità dei finanziamenti ricevuti per questi progetti, viene oggi considerato come metro di valutazione dell'efficienza di una scuola, quando invece è esattamente l'opposto: più progetti inutili, meno didattica, meno didattica meno apprendimento, meno apprendimento più asini e più incompetenti sulla piazza.

Per ottenere un finanziamento, in fondo, bastano i "santi in paradiso" e un pò di conoscenza delle procedure, per fare scuola ci vuole passione, competenza, abnegazione ed impegno, ed è difficile pretenderlo da certe personcine mediocri, che si beano nel definirsi riformiste, nell'ambito di una scuola deformata che sempre di più appare come esaltazione dell'inutilità, dove ad essere premiati sono gli alunni più furbi e meno preparati e i docenti più fannulloni .

Prima o poi, però, i nodi vengono al pettine, l'era dei progetti volge al termine, sta stancando tutti, tranne ovviamente chi ne fa occasioni di lucro, i veri professori ci sono e sono tanti, su di loro la scuola farà leva per ripartire.

So che presto accadrà, deve accadere per forza, perchè abbiamo da tempo toccato il fondo e non possiamo che risalire, lasciando possibilmente a terra i parassiti e gli imbecilli!

Serena notte .... Minima Moralia ... :-)

Anonimo ha detto...

L'autore dell'articolo, un commento dell'autore dell'articolo non sarebbe inopportuno visto che spesso scriveva qui.
Potrebbe raccontarci particolari, sviluppi e novità.

Anonimo ha detto...

Salve a tutti.
Se è per questo scrivo ancora su questo blog, e lo farò almeno finché sarò gentilmente ospitato. Tuttavia, in questa occasione non sono stato io a postare l'articolo, ma qualcun altro.
Nel merito della discussione che è emersa non mi pare di dover aggiungere nulla di più a quanto è racchiuso nel testo, che offre un'analisi sintetica, ma abbastanza completa ed esauriente dei principali mali che, soprattutto dal punto di vista di chi insegna, opprimono e degradano la scuola e chi ci lavora.
Non intendo minimamente sollevare vertenze sindacali o di altro tipo, né suscitare inutili polemiche o allarmismi, ma visto che sono stato chiamato in causa, non posso (e non volgio) sottrarmi dal denunciare quella che ormai è una pericolosa deriva in senso autoritario e antidemocratico, ovvero un crescente fenomeno di imbarbarimento in atto in molte realtà scolastiche. Anzitutto a causa di chi dovrebbe governare, ossia migliorare, rafforzare e finanziare il sistema dell'istruzione statale, invece sembra voler demolire quel poco di buono che esiste, sottraendo e dirottando fondi e sovvenzioni pubbliche altrove, a beneficio di altre agenzie scolastiche di natura ad esempio privata, oppure a vantaggio del sistema bancario e finanziario che ha già divorato e distrutto ingenti quantità di ricchezze a scapito dei piccoli risparmiatori e dei lavoratori.
Le responsabilità del degrado e della devastazione della scuola pubblica sono diffuse a vari livelli, sia nazionale che locale, a partire dai vari governi (di centro-sinistro e centro-destra) che si sono avvicendati negli ultimi quindici anni in Italia. Governi che hanno scambiato il settore della scuola pubblica, che un tempo (cioé all'epoca della Democrazia cristiana) si era rivelata un enorme, proficuo e generoso serbatoio di consensi elettorali, come una vera e propria cavia istituzionale su cui sperimentare gli effetti, assolutamente nefasti, di riforme e controriforme che, nella migliore delle ipotesi, hanno generato solo confusione e disorientamento sia nei docenti che negli alunni e nelle loro famiglie. Invito chiunque a smentire quanto affermo.
Inoltre, si pensi a un tale Brunetta che, appena si è insediato a capo del suo dicastero, ha avviato un'incessante campagna di discredito e diffamazione a danno di un'intera categoria di lavoratori, quelli del pubblico impiego e della scuola pubblica, tacciandoli di essere (uso degli eufemismi): "perditempo", "lavativi", "fannulloni" o "nullafacenti", come se gli insegnanti delle scuole private fossero invece tutti sgobboni e stacanovisti.
Per carità!... Ma chi è Brunetta? Costui predica male e razzola ancora peggio! Un campione del parassitismo politico-carrieristico, che è stato in passato un fedele craxiano, non ha mai lavorato veramente in vita sua, è stato persino richiamato e censurato più volte per assenteismo (!!!) dal rettore dell'Università dove NON insegnava, percependo uno stipendio d'oro, ed oggi osa ergersi a paladino di una crociata morale contro l'assenteismo nella Pubblica Amministrazione.
Ma quale credibilità morale, personale e politica può vantare un simile personaggio, che oltretutto incita gli studenti alla guerriglia urbana, ricorrendo ad accuse incendiarie che possono solo infiammare gli animi e gettare benzina sul fuoco?
Per il momento mi limito a tali note integrative.
Vista la complessità e la vastità dell'argomento, se l'anonimo commentatore desidera approfondirlo, lo esorto ad essere più preciso e ad esprimere chiaramente le sue opinioni.
Cordialmente
Lucio Garofalo

Anonimo ha detto...

Scusate la pedanteria, ma devo correggere me stesso.
Ho scritto "sottrarmi da", mentre la forma corretta è "sottarmi a". Dunque, rettifico la frase nel modo seguente: "non posso (e non voglio) sottrarmi al compito di denunciare (...)".
Perdonate la deformazione professionale.