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Non si può scavare, le macerie del cuore sono troppo pesanti (R.G.)

domenica 18 maggio 2008

La nostra Sant'Angelo ... quella che portiamo nel cuore ... GRAZIE MADDALENA

Quei versi che fanno sognare, la poetessa irpina Maddalena Verderosa

redazione - 24.04.08, 11:32 am

Una poetessa, nel complimentarsi con l'idea sottesa dietro questa rubrica, ha espresso un pensiero che credo sia utile sottolineare, preliminarmente. Questa poetessa ha definito "Nella terra di mezzo" una vetrina, "uno specchio di noi stessi", un mezzo nobile attraverso il quale gli irpini, i meridionali possano riconoscersi e trovare le ragioni della loro nobiltà, di una nobiltà di cui essi stessi non sono purtroppo consapevoli.
Non so se sia vero, eppure mi piace crederlo, perché era il nostro obiettivo.
Specchio di quest'oggi è il volto di Maddalena Verderosa, giovane poetessa di Sant'Angelo dei Lombardi, laureata in filosofia, giornalista professionista. Un volto "pulito", limpido, quello di oggi, eppure non si può dimenticare una poesia di Maddalena, che racconta di un'esperienza, che, bambina, segnò la sua come la vita di tanti.
Così, in una poesia, che ho sempre trovato stupenda, la poetessa ha rievocato quei momenti, quelli che si svolsero in questa terra di mezzo una sera di autunno inoltrato dell'ormai lontano 1980: "Duro come le pietre, il ricordo di un bambino, che scappa / Duro come le pietre, il lamento di chi è sepolto dalle macerie / Duro come le pietre, il presente che non dimentica. // I sentieri dei boschi si intrecciano e si confondono … / portano alla sorgente. // Acqua di polvere. / Cemento sbriciolato come pasta frolla. / Penso a mio nonno che mi salvò da una porta di ferro che crollava / Rivedo mia nonna che traballava sulla scalinata tremante. // I sentieri dei boschi si intrecciano e si confondono … / portano alla sorgente. // Rannicchiati nelle coperte, le lacrime non bastavano più / Tra la gente ammassata, la gente si cercava / il figlio, il marito, un padre, / la figlia, la moglie, una madre. // I sentieri dei boschi si intrecciano e si confondono … / portano alla sorgente".
I ricordi sono duri come le pietre, le immagini sono dure come le pietre, le lacrime sono dure come le pietre, ma ci sono, perché esistono forti accanto alla bambina, le voci dei familiari, la presenza di un nonno, e anche della nonna. La vita continua in tal modo, passandosi il testimone, anche in quella giornata terribile.
E così, altra vita è trascorsa, e la poetessa è cresciuta, ha messo a frutto i suoi pensieri, la sua ricerca, la sua profondità. L'abbiamo definita la poetessa del sogno, perché nel suo primo libro (ne sono altri in preparazione) è evidente la concezione della poesia come momento di stati d'animo, della poesia come attimo irripetibile, della poesia come "dono di Apollo", direbbe Luciano Erba: la raccolta in questione è "La calla", Libroitaliano, Caltanissetta, 2005. Maddalena Verderosa, in questi versi, ha saputo rappresentare la delicatezza dei sogni, attraverso immagini leggere, delicate, eppure profondamente espressive, come in "Serenata": "Riposa, ormeggiato al mio cuore. / Pioviggina, l'aria fischietta. / Intona un sussulto, amami", o ancora di più in "Glasgow": "Luna settembrina, / venata da nubi vestite di kilt, / hai portato la luce". Immagini di eleganza rara seguono a questa descrizione di eguale bellezza: "La voce dei gabbiani nelle piazze, / l'odore del mare / tra la seta e l'organza. // Un armadillo attraversa il fiume … / e trova solo una manciata di luce".
In tal senso, possiamo affermare che Maddalena Verderosa sia poetessa del sogno, perché attraverso immagini che sono specchio soggettivo di stati d'animo, si materializza un sogno: "Dalla luce di un tiepido sole … / raggi fondenti alla pelle. // Sentire il vento, / come fiato sul collo. // Ho visto volare un uomo. / Aveva un sogno, / un amore …. / da custodire. // Ho chiuso gli occhi, / ero con te!"; "La pioggia mi sta cantando una canzone / sui vetri le sue gocce sono stelle d'argento" ("La fuga").
Nel libro, un altro aspetto che mi sembra rilevante, è quello dell'amore, e infatti il sogno è un sogno di vita e d'amore. E nel solco della migliore tradizione classica, questa poesia traspira della bellezza, della forza, della semplicità, di Saffo e Catullo, e della poetessa contemporanea che meglio ha saputo riprendere alcuni dei temi classici cari ai due, ovvero Alda Merini. Leggiamo qualche poesia. In una di queste, la sintomatologia d'amore richiama quella della famosissima "Ode della gelosia", quando Maddalena esclama: "Mi bagno di sudore / e tremo. / È passato un tempo, / un altro arriverà, / come quello in cui mi abbraccerai d'addio". Una risposta indiretta, anzi diretta, ad un celebre carme catulliano si legge in quest'altra poesia: mentre Lesbia ha giurato amore eterno, ma le parole degli amanti sono cadute e si cancellano all'improvviso, la poetessa sussulta: "T'ho detto / M'hai detto … / sarà per sempre. // Una promessa / fatta sul velluto della rosa / è eterna" ("Soutè"). A Saffo, attraverso Leopardi, e ad Alda Merini fa pensare l'incipit di quest'altra poesia: "Caduta, / da un roccioso monte. / Acque, letti tiepidi / rapide, avvolgenti mulinelli … / è perderti" ("Libellula").
Sebbene il timbro di questa prima fatica letteraria sia quello dell'eleganza cantabile, la poetessa mostra anche una vena sperimentale, che meglio corrisponde alla seconda stagione, ancora in fieri, della sua esperienza intellettuale e poetica. Segni di questo sperimentalismo è in un gioco grazioso, in cui il tema dell'addio viene riprodotto, nel suo dolore, attraverso onomatopee ricercate, allitterazioni e suoni di rime anche interne. E così "Gogna che agogna / sorriso che stenta … / passa l'aquila che afferra la sua preda; / la preda che prende e sente denti / ridenti stridenti". E poi continua, in questo canto d'addio: "Agonia che follia / scappi corri e torni mia. / Dammi un ramo mio tormento / che mi salvi dal fermento / di saltare di volare / di infilarmi fra quei denti / per volare per salire / per rapire, con fermento … / ogni stella del firmamento …" ("Addio").
Certo, siamo in attesa di altre prove letterarie di Maddalena Verderosa, che presto saranno in stampa, e prontamente segnaleremo. Ma pensiamo al momento alla bellezza di questi versi, alla loro pregnanza, alla loro eleganza, e crediamo che sia un luogo dell'anima bello, in cui specchiarsi e trovare riparo, sebbene momentaneo, dal deludente mondo, privo di sogni e fatto di mediocre esistenza, in cui siamo condannati a vivere. Ecco soltanto una primizia: "Il canto del salmista": "Il mistero che in ognuno si compie, / nella nebbia di insetti, fitta, / si dissemina… // … fino all'argine del fiume / da cui risalgono le brume di vapore condensato. // Un battere di vanghe tuona fragoroso / nel fondo della terra gelata. // Vorrei guardarti in viso / mentre dalla caligine un lucore mi appare".

http://www.ottopagine.it/quei-versi-che-fanno-sognare-la-poetessa-irpina-maddalena-verderosa/24042008/

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti Maddalena, da parte di un ammiratore sincero, senza retorica, con la speranza che tu possa continuare a scrivere e soprattutto che tu non smetta di pensare con il cuore sincero, come finora hai fatto sempre.
Di questo abbiam bisogno ... un abbraccio... grazie :-)
Minima Moralia

Anonimo ha detto...

brava ragazza veramente, seria distinta e intelligente, complimenti a lei e ai suoi genitori

Anonimo ha detto...

Anche se confesso di non essere all'altezza di giudicare questi versi mi sembra di cogliere in essi una sensibilità non comune, e mi fa piacere sapere che a S. Angelo ci siano giovani talenti come lei.
Le auguro di farsi valere e di contribuire a diffondere la più sana e più bella "santangelosità"
G48

Anonimo ha detto...

non è importante talvolta giudicare i versi caro g48 piuttosto è bello che vi sia una ragazza giovane che si impegni in tal direzione e che coltivi l'amore per l'arte e per l'epressione dei sentimenti. a me basta questo per definirla una perla di ragazza e per ringraziarla a nome di tutti