Il terremoto avrebbe dovuto insegnare ad avvicinarsi di più, perchè tutti hanno vissuto lo stesso dolore (R.Venezia)
Non si può scavare, le macerie del cuore sono troppo pesanti (R.G.)
venerdì 24 luglio 2009
martedì 21 luglio 2009
Partito Democratico: troppi scandali e pochi iscritti
Né con Grillo né con il Gatto e la Volpe
Ecco il link e l’articolo
http://laclasseoperaia.blogspot.com/2009/07/ne-con-grillo-ne-con-il-gatto-e-la.html
Tutti conoscono “Le Avventure di Pinocchio”, la celebre fiaba inventata dall’estro creativo di Carlo Lorenzini, in arte Collodi, magari per averla semplicemente ascoltata, oppure studiata a scuola, per averla vista al cinema o in televisione. Tra le varie versioni cinematografiche e televisive ricordo con piacere soprattutto l’indimenticabile sceneggiato trasmesso dalla RAI nel 1972, un vero capolavoro di Luigi Comencini, con un cast formato da attori eccezionali: il magistrale Nino Manfredi nei panni di Mastro Geppetto, i memorabili Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nelle vesti del Gatto e della Volpe, la splendida Gina Lollobrigida nel ruolo della Fata Turchina, infine il piccolo e sconosciuto Andrea Balestri nella interpretazione di Pinocchio e che oggi ha 46 anni.
Sarà che non ho mai ammirato il noioso e invadente personaggio del Grillo Parlante, ritratto simbolico dei benpensanti e moralisti di ogni tempo che si ergono a difesa dell’ordine costituito, dei falsi predicatori e paladini del buon costume, sempre pronti a sentenziare e dispensare consigli, ad impartire norme e precetti che loro sono i primi a violare. Né ho mai apprezzato il profilo dello stesso Pinocchio (tanto caro a Roberto Benigni), un tipo ingenuo e facilmente influenzabile, effigie di tutti gli sciocchi zimbelli e burattini. Tanto meno ho amato la maschera di Mangiafoco, crudele metafora dei burattinai, degli aguzzini e carcerieri a difesa del sistema. Parimenti ho detestato quei mascalzoni che sono il Gatto e la Volpe, divertente allegoria dei numerosi imbroglioni e furfanti in circolazione, sempre pronti a raggirare e derubare gli sprovveduti, anch’essi vaganti in gran copia. E ancor meno ho gradito i gendarmi e i forcaioli d’ogni tempo, diffusi in ogni angolo del mondo. Invece, ho sempre preferito l’immagine allegra e strepitosa di Lucignolo, emblema dei giovani ribelli e disobbedienti, inguaribili idealisti e sognatori, figura tipica dell’anarchico anticonformista all’eterna ricerca della libertà e della felicità inseguite nell’immaginario e utopico "Paese dei balocchi"…
Tuttavia, confidando e attingendo nella memoria storica collettiva e nella mia esperienza diretta, ho sempre coltivato una profonda e legittima diffidenza verso i movimenti di questo tipo, malgrado mi sforzi di comprendere le loro ragioni. In passato abbiamo già conosciuto altri movimenti di protesta antipartitocratica. Abbiamo assistito ad altri "fenomeni" del genere: ad esempio, all’indomani della seconda guerra mondiale, nel clima arroventato della guerra civile scatenata dall’opposizione tra fascismo e Resistenza partigiana, apparve il Fronte dell’Uomo Qualunque, fondato a Roma nel 1944 dal commediografo, giornalista e (guarda caso) uomo di spettacolo Guglielmo Giannini. Successivamente si affacciarono i Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino, veri cani da guardia del liberismo capitalistico di marca anglosassone. Molti anni dopo (in)sorse la Lega Nord di Umberto Bossi. Insomma, l’elenco è nutrito.
Tutti i succitati movimenti, sorti in origine con premesse e motivazioni abbastanza analoghe ed affini, sono alla fine approdati al medesimo risultato, ossia inserirsi nell’alveo della tanto agognata e maledetta Casta partitocratica. Ne approfitto per ricordare che lo stesso Silvio Berlusconi si presentò in illo tempore con le fattezze del "nuovo che avanza", come simbolo dell’Antipolitica. Egli seppe interpretare e incarnare abilmente il diffuso sentimento di protesta e malcontento popolare diretto contro i partiti sull’onda emotiva scatenata dalle inchieste politico-giudiziarie di Tangentopoli. Seppe cavalcare e sfruttare il comune e (in qualche misura) atavico senso italico dell’Antipolitica, ergendosi a paladino dell’Antisistema e della battaglia antipartitocratica, per diventare infine l’emblema per eccellenza del potere (bi)partitico e istituzionale, oltre che di quello economico e del "quarto potere", quello mediatico.
Tuttavia, mi chiedo se tali comparazioni storiche possano davvero servire a comprendere un movimento che per certi versi appare inedito, quantomeno perché si è generato attraverso Internet. Un fenomeno storicamente determinato dalla crisi di consensi e credibilità in cui versa da tempo il potere politico ricostituitosi in Italia dopo la "bufera" di Tangentopoli che investì i partiti della Prima Repubblica all’inizio degli anni ’90. Ma il parallelismo più logico e scontato, indubbiamente corretto dal punto di vista storico, è quello con il "leghismo", di cui il "grillismo" si configura come il più degno erede, benché in una versione di "sinistra". In tal senso, se posso azzardare un audace paragone, il "grillismo" si presenta come una sorta di "leghismo di sinistra", ossia di marca “girotondina”.
Ma ora vorrei soffermarmi su un punto. Il movimento che Grillo è riuscito a radunare attorno a sé, sebbene possa pretendere di aver ragione accampando una serie di giuste rivendicazioni contro un ceto politico corrotto e inadeguato, tuttavia non riesce ad occultare la sua reale natura autoritaria e moralista, inquisitoria e poliziesca, qualunquista e persino sfascista. Mi spiego meglio richiamando la proposta di riforma del sistema politico che è il principale cavallo di battaglia del "grillismo". Mi riferisco al disegno di legge popolare articolato in tre punti per un “Parlamento Pulito”. I tre punti sono:
1) NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI. No ai 25 parlamentari condannati in Parlamento - Nessun cittadino italiano può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva, o in primo e secondo grado e in attesa di giudizio finale.
2) DUE LEGISLATURE. No ai parlamentari di professione da 20 e 30 anni in Parlamento - Nessun cittadino italiano può essere eletto in parlamento per più di due legislature. La regola è valida retroattivamente.
3) ELEZIONE DIRETTA. No ai parlamentari scelti dai segretari di partito. I candidati al parlamento devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.
Ebbene, fermiamoci a ragionare sulla “condizione” che per far parte delle liste civiche occorre essere “incensurati”, oltre a non avere tessere di partito. Questo dettaglio (solo apparentemente) insignificante è assai rivelatore, è una spia che tradisce la vera indole, reazionaria e poliziesca, del movimento "grillista". Questo dato è invece essenziale e conta più del folclore, delle manifestazioni di protesta, delle battute ad effetto e dei "vaffanculo" urlati contro la Casta partitocratica. Nel postulare una norma così rigida, il progetto "grillista" rivela non solo un eccessivo timore reverenziale, un servile ossequio nei confronti dell’azione repressiva della magistratura, bensì tradisce un farisaico perbenismo piccolo-borghese, un giustizialismo "giacobino/girotondino" a dir poco inquietante.
Nelle società classiste, la Legge e il Diritto non sono imparziali. La Legge non è affatto "uguale per tutti", anzi. In un ordinamento giuridico, politico ed economico strutturato sullo sfruttamento e sulla divisione sociale del lavoro, sull’esistenza e sulla tutela della proprietà privata, le leggi dello Stato non sono mai neutrali, ma viziate, corrotte e applicate a vantaggio del più forte, ricco e potente, sono un elemento storicamente determinato dai rapporti di forza insiti in una data formazione sociale in un dato momento storico.
Lucio Garofalo
venerdì 17 luglio 2009
L'Irpinia tessera Beppe Grillo
MILANO - Il circolo di Arzachena ha rifiutato la richiesta. Così come quello di Sant'Ilario. Ma alla fine ce l'ha fatta: Beppe Grillo è riuscito a ottenere la tessera del Pd. Il comico è il tesserato numero 40 del circolo Martin Luther King di Paternopoli, in provincia di Avellino. «Sono molto contento, ma devo raccogliere 2 mila entro due giorni, e non so se ce la faremo». Ma il partito replica: «L'accettazione da parte di qualunque coordinatore di circolo della richiesta di iscrizione di Grillo è da considerarsi un'iniziativa estemporanea palesemente contraria allo Statuto».
IL VIA LIBERA - È stato Andrea Forgione, presidente del circolo, ad autorizzare il tesseramento per lanciare «una forte provocazione». Già, perché secondo Forgione «Il caso Grillo costituisce un precedente molto grave. Chi ha infatti la legittimazione a decidere chi tesserare e chi no? Beppe Grillo non è iscritto a nessun altro partito e ha una fedina penale pulita, quindi perchè negargli la tessera? Non vogliamo che il Partito democratico si trasformi in un partito burocratico».
L'OBIETTIVO - Beppe Grillo è felice, ma ora lo aspetta una nuova sfida. Perché per candidarsi alla segreteria, dice a Affariitaliani.it, deve raccogliere «2 mila firme entro due giorni». Un obiettivo ambizioso anche per lui, tanto che non sa «se ce la faremo. Anche se proverò fino all'ultimo secondo possibile». In ogni caso è sicuro: «Andrò al congresso a parlare. Adesso bisogna vedere se lo statuto prevede che un tesserato parli al congresso. Se non ci sarà un’altra commissione di garanzia dove l’articolo 4 del paragrafo 9 dirà che io non posso parlare... Allora vedremo».
IL PARTITO - Pronta la replica del Pd. Gero Grassi, viceresponsabile nazionale Organizzazione del partito, mette le cose in chiaro: «L'accettazione da parte di qualunque coordinatore di circolo della richiesta di iscrizione di Grillo è da considerarsi un'iniziativa estemporanea palesemente contraria allo Statuto». Già, perché la «Commissione nazionale di Garanzia ha escluso all'unanimità di poter accogliere la richiesta di iscrizione al Partito democratico da parte di Beppe Grillo per aver promosso e sostenuto liste apertamente ostili al nostro partito». In ogni caso, si ricorda che «lo Statuto prevede che l'iscrizione avvenga nel proprio comune di residenza». Gli fa eco il segretario regionale campano Tino Iannuzzi. «Il movimento politico di Grillo ha ispirato posizioni totalmente contrarie e ostili alla linea e all`azione politica del Pd. Pertanto la sua iscrizione è del tutto incompatibile con l'adesione al Partito democratico».
mercoledì 15 luglio 2009
De Mita è il rinnovamento irpino
mercoledì 8 luglio 2009
martedì 7 luglio 2009
Salvini ed il suo coro di amici cretini
lunedì 6 luglio 2009
L'UDC, il paradosso di un partito che non c'è.
Non una riflessione qualunque, ma la valutazione attenta e partecipata di uno dei candidati dell’UDC, il dr. Gaetano Sena, il quale pur avendo conseguito un nutritissimo consenso elettorale, legato peraltro in modo indiscutibile all’effetto trainante della sua immagine professionale ed umana e non certo all’attrattiva che a livello locale esercita la sbilenca compagine dei sostenitori di De Mita, si trova, adesso, in stato di completo isolamento da parte dell’UDC, che a livello nazionale è individuato come il partito di Pier Ferdinando Casini, mentre a livello provinciale costituisce solo l’arca che ha permesso di imbarcare l’ultraottantenne Ciriaco De Mita ed una rappresentanza più o meno malconcia di vecchi fedelissimi, traghettandoli direttamente in Parlamento Europeo.
E’ il vero emblema del nuovo che avanza, nulla da dire!
Quale sarà il peso e la partecipazione del vecchio politico in seno all’importante istituzione crediamo sia intuibile, alla sua età non riusciamo ad immaginarlo emotivamente coinvolto o continuamente in volo per Strasburgo o Bruxelles; a livello provinciale, al contrario, non vi è dubbio che si occuperà, come d’altronde ha fatto negli ultimi decenni, di rendere la vita impossibile a chi, credendo in un nuovo corso della politica, ha immaginato di poter finalmente intraprendere una gestione pragmatica e “di risultato” in luogo delle disquisizioni improduttive e tutto sommato poco affascinanti del vecchio leader di Nusco, per il quale la politica è sempre servita ad alimentare se stessa, senza mai porsi il fine di realizzare dei risultati concreti a beneficio dei cittadini.
E’ inquietante la spregiudicatezza con cui De Mita e i suoi stipulano accordi ed alleanze elettorali che non hanno alcuna valenza politica, ma che servono solo a garantirsi una presenza sulla scena; se lo stesso dovesse verificarsi per le prossime elezioni regionali, per la Campania sarebbe la fine.
Si dira’ altresì che è consueto che i sostenitori di questo o quel candidato esprimano il loro disappunto e delusione per l’insufficiente considerazione dimostrata dal partito nei confronti del loro riferimento politico.
Purtroppo, però, credo che questa vicenda debba suscitare soprattutto una grande preoccupazione in coloro che in provincia di Avellino si riconoscono o meglio credevano di riconoscersi in un partito che non c’e, l’UDC.
In verita’, pero’, credo che veramente poco o nulla sia stato fatto in un anno da parte di un gruppo dirigente, a vocazione palesemente oligarchica o piu’ probabilmente monarchica, perche’ questo partito in provincia di Avellino potesse attrarre nuove energie nelle sue fila e in forza di cio’ lanciare la sfida ad un PD in stato di crisi nella nostra provincia ed un chiaro segnale di vitalita’ allo schieramento di centrodestra.
Ma in questa guerra di trincea, governata da una dirigenza stanca ed inadeguata e fondata solo sul principio della resistenza ad oltranza,e’ affiorata e si e’ sempre piu’ consolidata la preoccupazione di alcuni riguardo il futuro destino della propria esperienza politica.
Confidando nella capacita’ di attrazione di un partito che ,collocandosi al centro dello schieramento politico nazionale, rappresenta un’approdo naturale di tanti moderati che,delusi dall’esperienza di un bipolarismo inconcludente, qui ritrovano le ragioni di un rinnovato entusiasmo all’impegno politico.
E la stima e la fiducia riscossa a titolo personale dai candidati alla provincia e’ alla base di un buon successo elettorale alle provinciali ma anche alle europee,dove e’ stato il presidente De Mita ad essere trainato verso il successo e non viceversa. Basta guardare i dati:nel comune di residenza di ciascun candidato alla provincia De Mita ha avuto un ottimo consenso; negli altri comuni il risultato e’ stato mediocre o scarso. Questa e’ l’evidenza dei numeri.
Cio’ credo mostri ampiamente quanta poca consistenza elettorale abbiano quei soggetti che si sono autoinvestiti di cariche e ruoli,che dovrebbero nelle competizioni elettorali essere spesi attraverso un impegno diretto. Ma tant’e';e’ piu’ facile e piu’ consono al proprio modo di interpretare la politica pianificare una strategia finalizzata a partecipare direttamente alla ripartizione di incarichi e ruoli alla fine della bagarre,senza rischiare(ma era un rischio o una certezza?) brutte figure ed un drastico e meritato ridimensionamento(Il giudizio popolare e’ sempre saggio e giusto). Perche’ e’ andata proprio cosi’.
Per almeno uno o due componenti, la delegazione UDC in giunta era gia’ stata individuata;ad onta delle aspettative legittime di chi si e’ candidato e si e’ speso in una campagna elettorale estenuante,credendo in una gestione democratica e dunque collegiale delle scelte strategiche di un partito .Ma qui in provincia quel concetto di partito non c’e';non c’e’ ,come gia’ detto, nemmeno il partito.
C’e’ un nugolo di persone ,i cui componenti ,delegati alla scelta nelle trattative interpartitiche degli assessori in quota UDC ,confondono le proprie ambizioni con la volonta’ di quelli che dovrebbero rappresentare , indicando se stessi a svolgere quel ruolo,mostrando di essere degli strateghi nati .
Vuoi vedere che tutto cio’ e’ funzionale ad una prossima investitura degli stessi personaggi a candidati regionali? Ma se questo dovesse essere,credo che queste persone, pur anagraficamente giovani ,mostrino una concezione dell’uso degli strumenti della politica che sa di antico e superato;questa e’ miopia politica ed in ragione di cio’, a breve si eclisseranno dal panorama politico.
La mortificazione dell’ entusiasmo di persone ,che hanno ritenuto di condividere un progetto politico,comportera’ nella sopracitata ipotesi un disimpegno elettorale che ridimensionera’ sensibilmente i consensi dell’UDC, mettendo a nudo la reale consistenza elettorale di questi politici non proprio coraggiosi ne’ lungimiranti".
dott. SENA GAETANO candidato UDC alle provinciali nel collegio n.27 della provincia Avellino
sabato 4 luglio 2009
Italia: una ipocrisia senza confini
venerdì 3 luglio 2009
Il Partito Democratico in pillole (parte prima)
mercoledì 1 luglio 2009
Che disgusto per questa politica
di Erio Matteo