Non sapevo più della gente, ma certo m'era amico il paese: dalla strada provinciale, dopo la curva dove gli amanti trovano prati e oscurità e complici teneri occhi di stelle nel nitore del cielo, t'abbracciava la piazza: alberi case le scale del liceo l'arco dove una sera di pioggia Dante mi chiuse nell' abbraccio dell' impermeabile e insieme scoprivamo il corpo l'amore Pavese ogni senso riposto di noi; t'accoglieva l'antica farmacia nell'ampio decoro del vano, sapeva di dotti conversari di segrete sapienze di speziali, tra scaffali quattrocenteschi e barattoli di vetro: colonquintide polverata recitavano le etichette in lettere gotiche - il balcone della serenata, una notte di tanta luna che lavava il paese d'argento, nelle albe filettate di tiepide nebbie rosate, le stanze troppo ampie per i sogni e i pensieri notturni, con gli amorini sorridenti sul soffitto - i sontuosi tramonti - così struggenti le interminabili serate allegre di passi di risa di richiami sui basoli levigati, sui tavolini un pò umidi del bar - in un solo minuto si sono cancellati i luoghi della memoria, sprofondati i ricordi, sepolta ogni eco di giovanile felicità.
Non si può scavare, le macerie del cuore sono troppo pesanti.
R.L.
E' un bel ricordo e un omaggio, da parte di qualcuno/a vissuto in un periodo senz'altro diverso, in ogni senso. Valeva la pena condividere questo scritto con tutti i santangiolesi di buona volontà!
MRDG
MRDG
1 commento:
Grazie!
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