Quella che segue è una lucida e stupenda analisi su una vicenda che ha dell'incredibile.
Il moralismo ipocrita di certi ambienti politici è stato finalmente smascherato e colpito mentre era ancora in volo.
I pezzi li raccoglieremo presto, per adesso ci è data solo ccasione per riflettere sui metodi di certa stampa faziosa, completamente votata al servizio della peggiore sinistra italiana, quella che attualmente si identifica in ciò che resta del Partito Democratico.
Basti pensare che la campagna diffamatoria che doveva distruggere Berlusconi, ha in realtà portato alla luce i pasticci e gli imbrogli all'interno della Regione Puglia, che non ci risulta sia governata dal centro-destra.
Davvero buffo tutto questo, se non risultasse anche preoccupante; sembra quasi che, in qualunque direzione si "spari", ad essere colpito è sempre il centro-sinistra faccendiero ed ipocrita, che incontestabilmente ha portato il nostro paese alla rovina.
Quanto a Berlusconi, che ci tocca subire come salvatore della patria proprio per colpa dell'inefficienza della vecchia politica, un leader eletto dal popolo, in uno stato davvero democratico, si combatte con in confronto, il dibattito e lo scontro essenzialmente politico e non con l'inciucio e il gossip.
Ma questa lezione il PD la sta imparando solo ora, meditando incredulo sulla propria irreversibile fine: Grillo docet!
Minima Moralia
La lezione del caso Boffo
Chi di moralismo ferisce, di moralismo perisce. Così sembra che Dino Boffo lascerà la direzione di Avvenire, impallinato a dovere da Vittorio Feltri.
La "patacca" non è affatto tale, soprattutto per chi sulle "patacche" ha costruito campagne moralistiche, ai cui animatori, si sa, si richiede una condotta irreprensibile e un armadio privo di scheletri. Non era il caso di Boffo, che nonostante tutto in questi mesi ha alzato il ditino rimproverando a Berlusconi i suoi "festini", condannando la politica del governo sull'immigrazione con paragoni - come quello tra il naufragio degli eritrei e la Shoah - impropri quanto mistificanti e offensivi nei confronti delle vittime del nazismo.
Non sorprende più di tanto la faccia tosta di certi esponenti del Pd e di certi giornali, come la Repubblica, ma anche altri, che dopo aver alimentato e cavalcato la campagna scandalistica su Berlusconi, solo adesso si scandalizzano per l'"imbarbarimento" dell'informazione, la "vendetta mediatica", per il "killeraggio" nei confronti di Boffo, che tuttavia - questo bisogna ammetterlo - oggi fa un po' da capro espiatorio per tutti quelli che fanno i moralisti ma che non potrebbero permetterselo.
E sono in tanti, la maggior parte. Feltri, che è un garantista vero, ne ha colpito uno per educarne cento, per lanciare un messaggio preciso: guardate che se la mettiamo su questo piano, in pochi hanno le carte perfettamente in regola e nulla da nascondere o far dimenticare.
Era ora che qualcuno li ripagasse con la loro stessa moneta. Chi meglio di Feltri?
Ma questa vicenda ci ricorda anche altro: che quando la Chiesa, o settori di essa, scendono nell'agone politico conducendo campagne contro questo o quel governo, questo o quel leader, non sono immuni a loro volta da attacchi politici, anche da parti inaspettate.
E, come ha mirabilmente spiegato due secoli fa Alexis de Tocqueville, quando la Chiesa fa politica non solo rischia di venire identificata come un nemico politico, perdendo la sua autorevolezza nel campo religioso, ma inevitabilmente finisce per dividersi essa stessa in correnti politicizzate al suo interno, come dimostra oggi l'intervista al Corriere del direttore dell'Osservatore romano, Gian Maria Vian, che in esplicita polemica con Avvenire rivendica di non aver scritto neanche «una riga» sulle vicende private del premier, definisce «imprudente» il paragone tra il naufragio degli eritrei e la Shoah, riconoscendo anzi al governo italiano di essere «quello che ha soccorso più immigrati», e assicura che i rapporti tra Palazzo Chigi e Santa Sede rimangono «eccellenti».
Il direttore Boffo ha voluto trasformare Avvenire in una sorta di "la Repubblica dei vescovi" e così oggi, dietro il suo editore «disgustato», il presidente della Cei Bagnasco, non trova certo la Chiesa compatta in sua difesa. Tutt'altro.
Che dire, infine, dei sedicenti "laici", quelli a corrente alternata, che gridano all'ingerenza quando la Chiesa interviene sui temi della bioetica, ma poi invocano il suo intervento quando si tratta di condannare moralmente la condotta privata degli avversari politici, plaudendo quando sia pure velatamente arriva? Povera laicità.