di Lucio Garofalo
Partiamo da un paio di semplici domande, che forse potrebbero risultare scomode e imbarazzanti per chi è collocato nelle alte sfere del potere politico locale. Da quanto tempo non viene convocata la popolazione per un avviare un confronto serio, civile e sereno con la Giunta che amministra il paese? Quali strumenti di controllo e quali canali di partecipazione politica diretta sono concessi ai cittadini? A Lioni sono ancora possibili e praticabili forme di gestione partecipativa e momenti di democrazia assembleare? “Il mondo è piccolo … Sì, ma anche molto cattivo”, è una celebre battuta tratta dal film “Per qualche dollaro in più”, un capolavoro del genere cinematografico spaghetti-western, inventato dal compianto regista Sergio Leone, figlio di uno dei pionieri del cinema muto italiano, quel Vincenzo Leone nato nella vicina Torella dei Lombardi. Ho citato la frase pronunciata da Wild, il gobbo interpretato da Klaus Kinski, per sostenere che se esiste un deficit di democrazia e di libertà partecipativa sul piano politico nazionale, la realtà locale non appare certo più confortante, anzi. Ormai è un dato di un’evidenza oggettiva ed innegabile: anche a Lioni non si può fare a meno di “rassegnarsi” all'assenza di un'autentica e credibile forza di opposizione e di alternativa al sistema di potere imposto in una piazza che si richiama storicamente alla “sinistra”. Mi sovviene tale riflessione poiché in questi giorni notavo (non per la prima volta) che la scena politica locale non riserva più sorprese, dando l’impressione che tutto sia già deciso o comunque che tutto taccia. In ogni caso, sia che tutto sia già prestabilito dall’alto, sia che tutto taccia, la conclusione più banale e scontata da trarre è che non esiste più alcuna possibilità di dibattito e di confronto, di critica e di opposizione, sia all’interno delle istituzioni amministrative locali, sia all’esterno, cioè negli spazi sociali. Di fronte ad un simile contesto di apatia e di omertà sociale, ma soprattutto politica, non si può far finta di nulla e ostentare indifferenza, a meno che non si abbia interesse a mantenere lo stato di cose esistenti o si voglia scongiurare il rischio di inimicarsi un’intera compagine amministrativa, compresi lacchè, cortigiani e giullari, presenti in gran copia nella popolazione, che evidentemente merita la Giunta comunale che ha. Ammetto spontaneamente (anticipando e prevedendo eventuali obiezioni in tal senso) di non partecipare in modo diretto alle vicende politiche del mio paese da diverso tempo, seppure sia sempre pronto ad informarmi ed interessarmi, almeno teoricamente, per cui sarebbe fin troppo facile e scontato rimproverare al sottoscritto un certo grado di “assenteismo” e “disinteresse”, ma questa non sarebbe un’obiezione valida e corretta, seria e intelligente. Al contrario, si rivelerebbe un’accusa tanto ovvia quanto inefficace. Sarà probabilmente dovuto anche all’età che avanza (perché il tempo avanza inesorabilmente per tutti, senza alcuna eccezione), oppure alle amare e cocenti delusioni provate in seguito ad esperienze negative di militanza attiva e di impegno politico svolto in prima persona. Sta di fatto che il sottoscritto si è da tempo congedato dalla politica concreta, ma non ha mai smesso di occuparsene in termini astratti. Ho aperto una breve parentesi per chiarire le cose e sgombrare il terreno da ogni possibile equivoco e da ogni obiezione che rischierebbe di inficiare il senso del ragionamento, che tenta di abbracciare altre questioni e approdare ad altre conclusioni. Rammento uno slogan caro ad un'intera generazione di giovani lionesi, a cui ricordo di appartenere, una frase molto usata nelle trasmissioni della mitica Radio Popolare Lioni: "RPL: l'unico punto rosso dell'Alta Irpinia". Oggi quel "punto rosso" costituisce un inquietante allarme rosso, il segnale di una pericolosa deriva autoritaria della politica e della democrazia, così come vengono concepite e praticate anche nelle nostre zone. In particolare, nel Comune di Lioni manca ormai da anni una vera opposizione, sia a livello istituzionale che sociale, per cui si riscontra un innegabile deficit di democrazia, un vuoto di trasparenza e vigilanza sociale che rischia di consentire ogni arbitrio ed ogni abuso da parte chi detiene il potere decisionale nella Pubblica Amministrazione. Pertanto, intendo rivolgere un appello alle giovani generazioni, nella fattispecie lionesi, ricordando che in passato altri giovani come loro hanno lottato per non sopportare l'umiliazione del giogo clientelare, per non piegarsi e soggiacere ad una logica ricattatoria secondo cui sarebbe inevitabile sottostare ai voleri e alle richieste di voto provenienti dal candidato di turno, al fine di ottenere in cambio un favore, un posto di lavoro o il soddisfacimento di qualsiasi altro bisogno. Favori promessi ed elargiti in base a metodi borbonici, tuttora applicati per mantenere sotto controllo le popolazioni. E’ altresì vero che in passato molti giovani hanno reagito, pagando caro l’ardire e l’ardore della ribellione. Tuttavia, le esperienze trascorse, benché negative, non devono avvilire o demoralizzare i giovani di oggi. Cito le parole di un valoroso combattente del popolo, Ernesto “Che” Guevara: “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”. Esorto le giovani generazioni a ridestarsi dal pigro torpore in cui si lasciano sprofondare, ad attivarsi collettivamente per provare a mutare lo stato di cose presenti, per combattere un sistema politico affaristico che non giova a nessuno, ma fa comodo solo a coloro che lucrano e che reggono i fili del potere, esercitando una volontà di comando. Si può discutere se tale logica clientelare, ricattatoria e spartitoria sia stata accettata o meno da tutti, ma è fuor di dubbio che l’abbia dovuta sposare soprattutto chi, nelle nostre zone, mira alla conquista di una porzione di potere e ricchezza, chi è più cinico ed arrivista, astuto e competitivo, chi coltiva, più o meno apertamente, l’aspirazione ad intraprendere un’ambiziosa (probabilmente presuntuosa e velleitaria) carriera politica. Sia chiaro che in questo ragionamento il signor Ciriaco De Mita da Nusco c’entra e non c’entra nel senso che, malgrado l’assenza e la “metamorfosi” dell’Uomo del Monte dopo la clamorosa rottura con Veltroni e i vertici nazionali del PD, tuttavia i rapporti, le vicende e le dinamiche politiche che si svolgono all’interno di quella “strana creatura politica” che è il Partito Democratico, non mostrano segni di ripresa e di cambiamento. Ebbene, il Partito Democratico rappresenta oggi, a Lioni come altrove in Irpinia, il fulcro centrale di un sistema di potere affaristico e clientelare che un tempo faceva capo al signorotto di Nusco. Il quale, dal canto suo, non si è ancora rassegnato a farsi da parte, dare le dimissioni e godersi la pensione, ma continua ad affilare gli artigli in vista delle prossime dispute elettorali, a partire dalle elezioni regionali che si svolgeranno nel 2010. In conclusione, vanno bene le feste di piazza e le manifestazioni estive, i concerti musicali e le esibizioni canore, le attività artistiche e creative, le gare sportive, le iniziative nel settore del volontariato e dell’associazionismo sociale, ecc. Ma per cambiare il proprio destino e quello degli altri, per incidere nella storia della propria comunità serve ben altro, molto più di un circolo culturale, perché è necessario sapersi organizzare politicamente, occorre riuscire ad elaborare una visione progettuale che sia credibile e convincente, capace di mobilitare ed orientare la gente, perché “la teoria diventa una forza materiale non appena si impadronisce delle masse”. (Karl Marx)